MARSALA. Quattro condanne sono state inflitte dal Tribunale di Marsala nel processo che vedeva imputati sette carabinieri (tra i quali anche il capitano Dario Solito, ex comandante della Compagnia di Marsala, accusato di omessa denuncia) per le violenze -lesioni personali e sequestro di persona- che sarebbero state commesse, nel 2011, nella caserma di Pantelleria, su persone fermate per controlli.
La pena più severa (quattro anni e mezzo di carcere) è stata inflitta al maresciallo Claudio Milito. Condannati anche i carabinieri Luca Salerno (3 anni e 10 mesi), Lorenzo Bellanova (3 anni e 9 mesi) e Rocco De Santis (un anno e 6 mesi). Per i primi tre decisi anche 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Per De Santis, invece, l'interdizione dai pubblici uffici è di un anno e mezzo. Tutti e quattro sono stati, inoltre, condannati a risarcire le parti civili. Tra i reati per i quali è scattata la condanna, anche il falso in verbalizzazioni.
Per alcuni dei casi contestati c'è stata assoluzione. Sono stati, invece, assolti da ogni accusa il carabiniere Stefano Ferrante, anche lui accusato di violenze sui fermati, nonchè il capitano Dario Solito (omessa denuncia) e il maresciallo Giuseppe Liccardi. Quest'ultimo, all'epoca dei fatti comandante della stazione di Pantelleria, oltre che di omessa denuncia delle violenze, era accusato anche di favoreggiamento.
Il pm Antonella Trainito, parlando di persone «pestate a sangue» e chiuse a chiave in cella senza alcuna ragione giuridica, aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati.
L'indagine, condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala, fu avviata a seguito della denuncia di un marsalese, Vito Sammartano, 43 anni. «Sono stato fermato ad un posto di blocco e condotto in caserma verso le 4 del mattino - ha raccontato Sammartano - e dopo l'alcoltest, a cui sono risultato positivo, seppur di poco, sono stato massacrato di botte». Nel corso dell'inchiesta, sono poi emersi
anche altri episodi dello stesso genere, tanto che la Procura diretta da Alberto Di Pisa ha individuato altre «parti lese».
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