MAZARA. Il pesce scarseggia. Il reddito medio dopo 40 giorni di mare, è misero. Si va da 500 a 700 euro secondo la mansione che si occupa in barca dopo settimane di pescato. Colpa del gasolio troppo caro ma anche di altri fattori. I pescatori protestano anche se non incrociano le braccia, non ci sono cartelli o dimostrazioni di piazza. La protesta è silenziosa, come sono abituati a fare i marinai. "Siamo stanchi non ce la facciamo più - dice Antonino Asaro, marittimo con oltre 40 di navigazione sulle spalle". A guidare la protesta è la classe più elevata in grado dopo i capitani, cioè capopesca e motoristi. Gli oltre mille marò sono tutti immigrati e hanno poca voce in capitolo. Le barche della flotta mazarese (la più grande d' Italia e anche la più vecchia, con barche di oltre 25 anni d' anzianità) si spingono ormai fino all' Egitto e alla Grecia. Oppure al limite con le acque tunisine, che però sono anch' esse inflazionate. In quelle libiche, ricche di gambero rosso, si rischia la galera e la confisca del natante, pur navigando in acque internazionali per i mazaresi, che per la Libia sono invece acque territoriali. Un lavoro massacrante e rischioso su diversi fronti (infortuni e sequestri) che tiene i marittimi lontani dalle proprie famiglie tra i 30 e i 40 giorni. Si scopre anche che il pesca scarseggia e il gambero è pochissimo, ma il prezzo rimane sempre lo stesso. E questo è un mistero.