MARSALA. E' iniziato, in Tribunale, a Marsala, un processo che per voto di scambio politico-mafioso vede imputato Pietro Luca Polizzi, 36 anni, di Campobello di Mazara (Tp), arrestato nell'operazione antimafia "Eden" (13 dicembre 2013) con altri presunti fiancheggiatori del boss latitante Matteo Messina Denaro. Dalle intercettazioni effettuate dai carabinieri del Ros sarebbero emersi pesanti condizionamenti delle campagne elettorali per comunali del 2011 a Campobello di Mazara e le regionali del 2012.
Personaggio di spicco del processo è Patrizia Messina Denaro, che secondo gli inquirenti avrebbe retto il mandamento mafioso in assenza del fratello, con il quale continuava ad avere rapporti nonostante la latitanza. L’inchiesta sfociata nello smantellamento di vertici e gangli vitali della famiglia mafiosa Messina Denaro è stata coordinata dal procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato e dai sostituti Paolo Guido e Marzia Sabella. I reati a vario titolo contestati sono associazione mafiosa, estorsione aggravata, intestazione fittizia di beni, favoreggiamento aggravato, compravendita elettorale, corruzione, turbativa d’asta, aggravati dalle finalità mafiose. Lo scorso 12 marzo, davanti al gup di Palermo Cesare Vincenti, hanno patteggiato quattro delle 22 persone per le quali è stato chiesto il rinvio a giudizio. A due anni è stato condannato Aldo Tonino Di Stefano, a un anno e quattro mesi ciascuno Vincenzo Peruzza, Girolamo Cangialosi e Antonella Montagnini. I
primi due erano accusati di trasferimento fraudolento di denaro, Cangialosi di favoreggiamento, Montagnini, vigile urbano nel Comune di Paderno Dugnano (Mi), si sarebbe abusivamente introdotta in un sistema informatico protetto da misure di sicurezza. Hanno scelto, infine, il rito abbreviato Lea Cataldo, Lorenzo Cimarosa, Giovanni Faraone, Francesco Luppino, Giuseppe Marino, Mario Messina Denaro, Rosario Pinto e Nicolò Polizzi. Parti offese nel procedimento ‘’Eden’’ sono Rosetta e Vincenzo Campagna, Girolama La Cascia ed Elena Ferraro. L’associazione mafiosa viene contestata a Francesco Guttadauro, Lorenzo Cimarosa, Antonino Lo Sciuto, Patrizia Messina Denaro, Nicolò Polizzi. A Patrizia Messina Denaro è contestata anche una estorsione ai danni di Girolama La Cascia (per la quale è stato chiesto il giudizio per false dichiarazioni al pm) ed un’altra assieme al nipote Francesco Guttadauro ai danni di Rosetta e Vincenzo Campagna. Tentata estorsione contestata anche a Mario Messina Denaro, che presentandosi alla clinica Hermes di Castelvetrano affrontò la titolare, Elena Ferraro, presentandosi con il solo cognome, così da incutere timore e chiedere denaro con forma intimidatoria. Il favoreggiamento è contestato a Girolamo Cangialosi e Rosario Pinto, e per altra circostanza a Giovanni Faraone, quest’ultimo accusato anche di falso. L’intestazione fittizia è il reato imputato a Lea Cataldo, Aldo Tonino Di Stefano, Francesco Luppino, Vincenzo Peruzza e Vincenzo Torino, e ancora, per fattispecie diverse, a Michele Mazzara, Francesco Spezia e Agosta Antonella, tutti con l’aggravante di avere favorito la mafia. Accesso abusivo a sistema informatico protetto per Antonella Montagnini (vigile urbano a Paderno Dugnano) e Nicolò Polizzi (con aggravante mafiosa), corruzione per Giuseppe Marino, Francesco Spezia e Giuseppe Pilato, turbativa d’asta per Giuseppe Pilato e Salvatore Torcivia. Tra gli atti depositati dai pm vi sono anche le dichiarazioni che ha deciso di rendere Lorenzo Cimarosa, cugino dei Messina Denaro.
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