MARSALA. La Cassazione ha annullato la sentenza con cui il 16 luglio dell'anno scorso la prima sezione della Corte d'appello di Palermo aveva condannato, per concussione, l'ex deputato regionale Giulia Adamo a due anni e dieci mesi di reclusione, nonché a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Sentenza che, sette giorni dopo, costrinse la Adamo a dimettersi da sindaco di Marsala. Nel frattempo, il prefetto di Trapani, sulla base della "legge Severino", l'aveva già sospesa dalla carica per 18 mesi. Annullando, inoltre, gli atti firmati dall'ormai ex primo cittadino, che subito dopo la condanna, in previsione della sua sospensione, aveva nominato vice sindaco uno degli assessori a lei più vicino, Benny Musillami, al posto di Antonio Vinci (Pd), con il quale i rapporti non erano idilliaci. Appoggiata da una coalizione di centrosinistra, Giulia Adamo era stata eletta sindaco nel maggio 2012, battendo al ballottaggio il candidato del centrodestra Salvatore Ombra. I fatti per i quali la Adamo era stata condannata risalgono al 2005, quando era presidente "forzista" della Provincia di Trapani e secondo la procura di Marsala avrebbe indotto il dirigente del settore Affari sociali, Ubaldo Augugliaro, a non versare i finanziamenti necessari al Convitto statale audiofonolesi di Marsala fino a quando non fosse stato sostituito il rettore dell'ente, la palermitana Anna Maria Adamo, con una persona a lei più gradita, individuata dai pm in Milena Vinci. Inizialmente, l'accusa era stata di abuso d'ufficio. Imputazione dalla quale la Adamo fu assolta sia dal Tribunale di Trapani che dalla seconda sezione della Corte d'appello di Palermo, quando la Procura generale riformulò l'imputazione in concussione. Ma la Cassazione annullò la sentenza con rinvio ai giudici di secondo grado e la prima sezione Corte d'appello di Palermo, presieduta da Gianfranco Garofalo, il 16 luglio 2014, condannò la Adamo.