MARSALA. L'assessorato regionale alla Sanità e l'Asp di Trapani dovranno risarcire, con circa quattro milioni di euro, gli ex proprietari dei terreni sui quali è stato realizzato il nuovo ospedale di Marsala, inaugurato a fine agosto 2009. A deciderlo, a seguito di un ricorso degli interessati, è stato il giudice Enrico Catanzaro del Tribunale civile di Palermo. Gli ex proprietari (Paola, Salvatore e Matteo Gandolfo, Antonino Amato, Andrea Maggio e Antonia Giacalone) avevano citato, come responsabile civile, anche il Comune di Marsala, ma per il giudice l'amministrazione locale non ha alcuna responsabilità. Secondo i ricorrenti, alcuni aspetti della pratica di espropriazione erano illegittimi. In particolare, gli ex proprietari hanno contestato gli importi del risarcimento calcolati, negli anni Novanta, dal consulente tecnico d'ufficio. Il giudice ha ritenuto fondata l'istanza, in quanto «l'occupazione delle aree sulle quali poi è stato edificato l'ospedale non è stata preceduta dall'indicazione dei termini per l'inizio e la fine della procedura espropriativa, nè sono stati indicati i termini per l'inizio e la conclusione dei lavori». Assente, inoltre, la dichiarazione di pubblica utilità dell'opera. L'occupazione, quindi, per il giudice, «ha causato l'irreversibile trasformazione del bene a partire dal 1992». L'iter per la realizzazione del nuovo ospedale di Marsala (intitolato a Paolo Borsellino) fu avviato nel 1978, quando il Comune individuò l'area. I lavori, però, furono avviati soltanto nell'89. Alla fine del '92 furono completate le opere murarie (costo 23 miliardi di lire). Nell'ottobre '96 vennero affidati i lavori di completamento, ma l'anno dopo l'impresa che li stava eseguendo (la Sii di Messina) fallì. La conseguenza fu un nuovo lungo stop dei lavori. Nel frattempo, incustodita, la mega-struttura (circa 250 posti letto) fu presa d'assalto da ladri e vandali che a più riprese la depredarono. E per rimediare ai danni si dovette spendere un altro miliardo di lire. A completare il quadro, infine, anche una clamorosa vicenda giudiziaria relativa ai primi due appalti che il 5 dicembre '95 (operazione «Glass») condusse all'arresto di 26 persone, fra progettisti, imprenditori, amministratori e funzionari dell'ex Usl 3, tutti accusati di aver gonfiato i costi dell'opera. Seguirono condanne e assoluzioni. Infine, nel 2002 - dopo la visita del ministro della Salute Girolamo Sirchia (che definì l'incompiuta una «vergogna nazionale») e lo stanziamento di 65 miliardi di lire - ripresero i lavori di completamento.