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Siciliani a Tunisi nel giorno della strage del Bardo: "Un incubo"

Per un caso, invece del pullman, hanno deciso di raggiungere il museo in taxi. Scelta che ha salvato loro la vita

CASTELLAMMARE DEL GOLFO. "Terroristi, terroristi". Vanessa Caroddo, 25 anni, studentessa di giurisprudenza, trema ancora ricordando le prime parole udite a Tunisi, il giorno dell'attentato al museo del Bardo. Lei e la sua famiglia, 12 persone in tutto, si trovavano a pochi metri dall'ingresso. Per un caso, invece del percorso guidato in pullman, hanno deciso di raggiungere il museo in taxi. Scelta che ha salvato loro la vita. "Eravamo appena arrivati al museo e stavamo per entrare -raccontano Vanessa e sua sorella Paolo Caroddo -siamo scese dal taxi per avviarci. Una persona in divisa ha parlato in tunisino con l'autista del taxi che ha iniziato ad urlare. Abbiamo chiesto cosa succedeva e l'uomo armato ci ha risposto: "terroristi, terroristi. Morti, feriti. Sequestrati. Andare. Andare". Proprio allora la famiglia castellammarese ha iniziato a rendersi conto che invece di essere in una tranquilla vacanza, si erano ritrovati nel bel mezzo di un attacco terroristico. I colpi di kalashnikov erano stati sparati qualche minuto prima. "Ci siamo guardati attorno e abbiamo visto gente che correva, urlava, si spingeva- prosegue Vanessa- terrorizzati siamo risaliti in macchina. Da quel momento è iniziato un altro lungo calvario". Giuseppe Caroddo con la moglie Brigida e la figlia Vanessa, la figlia Paola, con il marito Gaetano Melilli, le figlie Sabrina e Jessica, poi Rosaria Caroddo e il marito Vito Franco Minagro con i figli, Vitalba, Brigitte e Francesco, erano scesi dalla Costa Fascinosa per visitare il museo. Altre quattro persone castellammaresi che erano con loro, Antonino Ancona con la moglie e le due figlie, avevano deciso di rimanere a bordo.

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