MAZARA DEL VALLO. Il mistero di Denise comincia poco prima di mezzogiorno. La nonna si affaccia sull'uscio di casa in via Domenico La Bruna a Mazara del Vallo (Tp) per chiamare la nipotina che sta giocando con i cuginetti. E non la trova. Quando parte l'allarme il procuratore di Marsala, Silvio Sciuto, assicura: «La bambina è viva, la troveremo presto». È il primo settembre 2004 e da allora non sono serviti a nulla gli appelli, la mobilitazione, le continue apparizioni in tv della madre di Denise, Piera Maggio. Tante sono state le segnalazioni, ma nessuna si è rivelata conducente. E anche il processo nei confronti della sorellastra della bimba, Jessica Pulizzi, si è concluso oggi con un nulla di fatto visto che l'imputata, che doveva rispondere di concorso in sequestro di persona, è stata assolta. Si seguono all'inizio varie piste che ipotizzano perfino un rapimento a opera di zingari oppure un sequestro per traffico di organi. La svolta arriva nel maggio 2005: si punta sulla vendetta familiare. Sotto accusa finisce Jessica, che all'epoca dei fatti aveva 17 anni. La sorellastra della bimba, hanno sostenuto in aula i pm Sabrina Carmazzi e Francesca Rago, nutriva un astio profondo nei confronti di Piera Maggio che aveva avuto una relazione con suo padre, Piero Pulizzi, dalla quale appunto era nata Denise. Da qui la decisione di «punire» la madre con il rapimento della figlia. L'accusa contro Jessica, che ora ha 26 anni, si basa su una intercettazione ambientale. Negli uffici della polizia, dove attende di essere sentita, la giovane confida alla madre: «Io a casa c'a purtai» (a casa gliela portai). Gli investigatori hanno interpretato la frase come l'ammissione di un coinvolgimento nel sequestro. Jessica avrebbe portato la piccola a casa del padre per avere da lui la conferma che fosse la sorella naturale. Non lo avrebbe però trovato e sarebbe andata via. Subito dopo avrebbe consegnato la bambina a «persone che non è stato possibile individuare», hanno detto i pm durante la requisitoria con la quale hanno chiesto 15 anni per Jessica per concorso in sequestro di persona e 5 anni e mezzo per l'ex fidanzato Gaspare Ghaleb, accusato solo di false dichiarazioni al pm. Contro Jessica l'accusa non ha portato solo la registrazione ambientale. Ha enumerato anche le «numerose bugie» della sorellastra di Denise che ha sempre negato di avere avuto un ruolo nella vicenda e di essersi trovata vicino alla casa della piccola al momento della sua scomparsa. La sua presenza sarebbe invece dimostrata da un accertamento tecnico: a quell'ora il suo telefonino aveva agganciato la cellula della zona. Sospetti vaghi ma non prove, hanno ribattuto i difensori di Jessica Pulizzi, Gioacchino Sbacchi e Fabrizio Torre, per i quali la pista della vendetta familiare non avrebbe alcun fondamento. Per Piera Maggio, che si è costituita parte civile ed è convinta che dopo nove anni la figlia sia ancora viva, sarebbe invece quella giusta. Ma i giudici non hanno ritenuto sufficienti questi indizi e hanno assolto l'imputata. Il pm ha impugnato la sentenza, e ieri, nel processo d'appello, è arrivato il colpo di scena: in un'intercettazione ambientale dell'11 ottobre 2004, riferita in aula da un perito dopo un lavoro di filtraggio e pulitura dei nastri magnetici, Jessica dice alla sorella minore Alice, mentre è a casa della madre Anna Corona, «Quanno eramu 'ncasa, a mamma l'ha uccisa a Denise» (quando eravamo a casa, la mamma ha ucciso Denise). Quanto basta - nonostante il consulente della difesa dica che quella frase non si sente - per una nuova inchiesta della Procura di Marsala, questa volta per omicidio volontario e per ora a carico di ignoti, in attesa che i pm ascoltino quell'intercettazione. Anna Corona, assieme ad altri, era stata indagata per concorso nel sequestro di Denise, ma poi il procedimento fu archiviato.