Al di là delle polemiche, dei dubbi, del caos di questi giorni, alzi la mano chi, ad agosto, avrebbe scommesso un euro sul secondo posto del Trapani. Ed alzi la mano anche chi avrebbe puntato qualcosa sulla possibilità che Andrea Dini, alla sua prima, vera esperienza da protagonista tra i professionisti, oggi sarebbe stato tra i migliori portieri dell'intera serie C. Eppure, qualcuno ha sempre creduto in lui. Fin dal primo momento. «Ve l'avevo detto, la scorsa estate. Per me non è stata affatto una sorpresa», ha detto di lui il suo allenatore, Vincenzo Italiano. Arrivato in prestito dal Parma, con Raffaele Rubino già direttore sportivo, che in quel periodo creò un asse con la società ducale, sempre schierato in gare di campionato (è risultato, finora, tra i 6 giocatori del girone a non aver saltato neppure un minuto di gioco), in 34 partite ha sbagliato pochissimo, subendo 28 reti. Ventitré anni, reattivo tra i pali, preciso nelle uscite basse, per 17 volte la sua porta è rimasta inviolata, cioè in metà delle partite in cui è sceso in campo. Ha parato anche uno dei 4 calci di rigore fischiati contro i granata. In più, è migliorato moltissimo anche con la palla tra i piedi, uno degli aspetti sui quali ha lavorato maggiormente. Ed è anche grazie a lui se il Trapani è riuscito a sovvertire le aspettative, sfiorando la promozione diretta in B. L'articolo nell'edizione di Trapani del Giornale di Sicilia