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Castelvetrano, turisti contestano la presenza di alghe

CASTELVETRANO. Il problema delle alghe nelle spiagge del territorio di Castelvetrano, che sistematicamente si ripresenta diverse volte durante l’anno, e soprattutto d’estate, spacca l’opinione pubblica e soprattutto crea molti fastidi ai turisti. Il problema sta diventando un vero rompicapo per tante amministrazioni pubbliche. Ovvero, le foglie di posidonia si scontrano con una serie di questioni essenzialmente ambientali, legate al fatto che questa pianta del mare, rappresenta una biomassa che riveste un ruolo importante nella protezione delle spiagge dai fenomeni erosivi, e favorisce la vita del complesso di popolazioni animali e vegetali che vivono e interagiscono fra loro in uno stesso ambiente (biocenosi). Il problema riguarda molti comuni rivieraschi. Ma a Selinunte sta diventando l’emblema del fenomeno, in conseguenza alla “posidonia portuale”. Una esclusiva di Marinella. Sul punto le polemiche sono state feroci dalla politica alle associazioni ambientaliste. Un chiarimento occorre in attesa dell’annunciato porto da realizzare. I turisti che transitano dallo scaro, portano via dei ricordi a dir poco piacevoli. E adesso, lo scrivono pure nelle guide. In questi giorni l’amministrazione comunale, anche se in ritardo, sta provvedendo a rimuovere i cumuli di posidonia. Ma qual è il motivo del contendere che, oltre a dividere la gente, blocca le amministrazioni comunali? Utile chiedere agli esperti. L’ingegnere capo del Comune, Giuseppe Taddeo, ancora una volta spiega che: «E’ necessario distinguere le foglie che sì introducono nel porticciolo, da quelle che si depositano lungo la spiaggia». Secondo Taddeo il porticciolo, del tutto improvvisato nella sua progettualità nel corso del tempo manifesta evidenti problematiche legate al fatto che non riesce ad impedire l’invasione delle foglie di posidonia provenienti dal largo, ed in condizioni di vento contrario, nemmeno il suo insabbiamento. Tutt’altra cosa è la gestione della banquette di posidonia spiaggiata. ”Ad horas, non esistono precise leggi al riguardo, ma solo circolari e direttive - precisa Taddeo - La Circolare della Regione Siciliana, assessorato Territorio ed Ambiente dell’ 8 maggio 2009, inerente la gestione dei rifiuti sulle aree demaniali marittime e gli accumuli di posidonia spiaggiata, per la prima volta affronta il problema, sulla falsa riga di una procedura normata dalla circolare del Ministero dell’Ambiente del 2006». Insomma, il Comune di Castelvetrano si muove su questa direttiva e di conseguenza agisce, in attesa dell’applicazione del progetto che consenta di sfruttare la posidonia del porto, come biomassa, avvalorandola a materiale per produrre energia pulita. L’argomento sul web è molto dibattuto. L’Arpa, l’ufficio regionale che controlla l’operato del Comune fa sapere che «la posidonia del porto» va ributtata a mare, dopo opportuna sosta in luogo terzo. Per molti ambientalisti invece, ciò che viene fuori dal porticciolo sarebbe melma e quindi andrebbe trattata come rifiuto speciale. E’ pur vero, che negli ultimi anni, è aumentata la presenza di posidonia. E questo non sarebbe negativo, almeno secondo gli esperti. «Le foreste di posidonia - afferma l’ingegnere ambientale Cristian Amico - vere fabbriche di ossigeno, sono una preziosa fonte di vita e cibo per l’ecosistema».

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