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Alcamo, dolore e rabbia ai funerali di Lorenz

ALCAMO. Al funerale di Lorenz, ieri pomeriggio, c'erano soltanto suo padre Enzo Renda con i suoi familiari, amici di famiglia e conoscenti. Hanno riempito la chiesa di Sant'Anna Cappuccini, partecipando al rito funebre officiato dall'arciprete della Chiesa Madre monsignor Ludovico Puma con il parroco don Salvatore Grignano. Non era presente la madre del piccolo, Aminta Altamirano Guerrero.
La Procura di Trapani, infatti, le ha negato la possibilità di prendere parte al funerale. Lo aveva chiesto lei stessa, tramite il suo avvocato Fabio Bognanni, di essere accompagnata ad Alcamo per l'ultimo saluto al figlio, ma la donna deve rimanere ristretta in custodia cautelare nel carcere "San Giuliano" di Trapani. Il legale, comunque, afferma: "La mia assistita continua a professarsi innocente. Ho anche richiesto di accertarne le condizioni psicofisiche, perché il regime detentivo a cui è tuttora sottoposta è incompatibile con il suo stato di salute".
Scene strazianti, quelle vissute ieri pomeriggio soprattutto nei momenti in cui la bara bianca, all'uscita dalla chiesa, è stata portata verso l'autovettura funebre per quindi essere trasportata al poco distante cimitero. Fuori, tanti palloncini bianchi. Alcuni bambini, l'uno accanto all'altro e mano nella mano, hanno creato un simbolico cordone umano di solidarietà per salutare il loro sfortunato coetaneo. Il padre Enzo, accompagnato da parenti e dal suo avvocato Pietro Maria Vitiello, si è chinato per porgere un bacio sulla bara appena questa è stata collocata sull'auto.
L'omelia di monsignor Puma è stata toccante. Davanti all'altare la bara bianca ricoperta da tanti fiori. "La morte del piccolo Lorenz - ha detto l'arciprete portando anche un messaggio di solidarietà del vescovo Pietro Maria Fragnelli - ci interpella, ci scuote nel nostro tragico torpore, ci sbatte in faccia le responsabilità di ciascuno di noi e ci spinge ad un profondo esame di coscienza. A nessuno di noi, in particolare di noi cristiani, è lecito un superficiale gesto di commiserazione, un interesse di morbosa curiosità o, peggio ancora, una parola di giudizio o di condanna. Un cristiano, come ci ha ricordato il Papa, deve farsi carico del peso dei bisogni degli altri, della loro sofferenza, della loro disperazione. Oggi, come afferma Papa Francesco, nessuno si sente responsabile. Abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna. Il dramma della famiglia di Lorenz è il dramma di tutti". Monsignor Puma ha anche dichiarato: "Molti mi descrivono Aminta come una donna particolarmente attenta al figlio, buona, riservata e si dice anche che volesse ritornare in Messico".

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