Trapani

Lunedì 23 Settembre 2024

I fondi ci sono, ora il rilancio dell’aeroporto di Birgi

TRAPANI. I soldi, per l’aeroporto «Vincenzo Florio», ci sono e la loro destinazione pure. Ma bisogna passare alla fase operativa. Anche perché desta preoccupazione il depauperamento dei voli che sarà accentuato con la programmazione invernale della compagnia irlandese Ryanair, il principale vettore dello scalo. I 20 milioni di euro di cui si è parlato in questi giorni, destinati ad investimenti sull’aeroporto di Trapani, oltre che su quello di Palermo, al fine di migliorarne funzionalità ed efficienza sono stati al centro di un confronto tra il sindaco Vito Damiano e l'assessore regionale Nico Torrisi, al quale erano stati rappresentati i problemi e le sofferenze dello scalo di Birgi, che sono valsi ad ottenere l’importante e confortante impegno economico da parte dell'assessorato ai trasporti e alle infrastrutture. «È con grande soddisfazione che voglio evidenziare - sottolinea Damiano - il significativo risultato al quale si è arrivati con un lavoro silenzioso e fattivo, che non risponde a logiche parolaie e di immagine. L'assessore Torrisi ed il direttore generale del Dipartimento hanno dimostrato sensibilità alle problematiche del territorio».
Ma il commissario dell’ex Provincia, ora Libero Consorzio Comunale di Trapani, Antonio Ingroia, con una nota indirizzata al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, sollecita con forza l'avvio del tavolo tecnico già richiesto dall’Airgest, la società di gestione dell’aeroporto, al fine di dare finalmente attuazione agli interventi di ristoro, per 5 milioni di euro, previsti per i danni conseguenti alle limitazioni imposte dalla risoluzione Onu ai tempi della guerra in Libia. «Avvalorando tutte e ciascuna le argomentazioni esposte nella nota dell'Airgest a firma del presidente Salvatore Castiglione e dell'amministratore delegato Vittorio Fanti, ci facciamo scrupolo di evidenziare - scrive Ingroia - che l'aeroporto civile di Trapani Birgi necessita di un urgente rilancio che lo riporti alla competitività raggiunta prima della chiusura causata dalle operazioni militari ex risoluzione Onu. Una malaugurata e prolungata inerzia - prosegue l’ex pm - ne determinerebbe un deprecabile declino (già manifestato con il depauperamento dei voli) e la conseguente rovinosa caduta dell'unico vero flusso economico che questo territorio può annoverare e del quale godono non poche attività legate al turismo, al commercio e all'agricoltura».

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