TRAPANI. Uno dei profughi, arrivati a Trapani, aveva la malaria. «Malattia che, però, dalle nostre parti non è trasmissibile. Così il paziente, dopo essere stato trasportato in ospedale, è stato dimesso al pari degli altri suoi connazionali», dice il primario del pronto soccorso del «Sant’Antonio Abate» Massimo Di Martino che, martedì mattina, era presente al molo Ronciglio per prestare assistenza agli extracomunitari, recuperati al largo di Lampedusa e giunti in città a bordo di una fregata della Marina militare e di un rimorchiatore. «Non sono stati, invece, riscontrati – aggiunge il medico - casi di scabbia, né di tubercolosi ovvero di altre gravi malattie infettive».
E’ risultata infondata, pertanto, la voce su presunti casi di gravi patologie che in città aveva fatto scattare l’allarme. «Prima di salire sulla nave militare – racconta il primario – ho guardato il medico di bordo e i suoi assistenti. Avevano la mascherina protettiva abbassata. Un buon segnale: significava, infatti, che non c’era alcuna situazione di pericolo». Otto le ambulanze del «118», di «Paceco soccorso» e «Amico soccorso» che hanno fatto la spola tra porto e ospedale. A presidiare il molo Ronciglio, carabinieri, agenti di polizia, militari della guardia di finanza e della Capitaneria di porto, associazioni di volontariato, uomini e donne della protezione civile.
Nell’area di emergenza del nosocomio trapanese sono state trasportate quindici donne incinte, due bambini e sei uomini. «Le pazienti – spiega Massimo Di Martino – sono state sottoposte ad accertamenti clinici a scopo precauzionale, alla luce del loro stato. Una di loro, peraltro, aveva abortito in mare, prima di essere imbarcata sulla nave militare». Un bambino è stato ricoverato perché affetto da broncopolmonite. «Proprio così – conferma il primario – Le sue condizioni, tuttavia non destano preoccupazione. L’altro bambino giunto al pronto soccorso, invece, aveva una dermatite». Due uomini che manifestavano febbre e tosse sono stati sottoposti ai test per la tubercolosi il cui esito è stato negativo. «Dopo aver ricevuto una adeguata assistenza sanitaria al pronto soccorso – afferma Di Martino – sono stati tutti dimessi, ad eccezione del bimbo con la broncopolmonite che lo abbiamo ricoverto». Per i medici del «Sant’Antonio Abate» è stata una giornata di duro lavoro.
«Il modello di assistenza – afferma Massimo Di Martino – predisposto dall’Azienda sanitaria provinciale per fronteggiare simili emergenze ancora una volta ha funzionato. Per non caricare eccessivamente il pronto soccorso, il Triage lo eseguiamo direttamente al molo dove vengono allestiti i presidi sanitari. Oltre al pronto soccorso intervengono anche i medici del territorio per garantire che non ci siano patologie infettive . Tutti i migranti vengono visitati, allo sbarco, per evitare l’introduzione di malattie». In città sono sbarcati 887 profughi - di nazionalità eritera e siriana -, 480 sono stati ospitati nei centri di accoglienza e nelle strutture dislocate nel Trapanese che adesso sono sature, come rilevato dal prefetto Leopoldo Falco. Il resto del gruppo, invece, è stato trasferito, con tre voli charter in partenza dell’aeroporto di Birgi, in Calabria, Piemonte e Lombardia. Le uniche regioni che hanno risposto all’appello lanciato dal rappresentante del Governo.