CASTELVETRANO. Dopo un’attesa durata circa dieci anni sono state riaperte alla visione le catacombe del Convento dei Padri Cappuccini. Grazie all’impegno dei volontari dell’«Associazione Noi Francescani» presieduta da Nino Bonanno,il sito è stato ripulito e ufficialmente inaugurato per la visite. Intanto Fra Salvatore Zagone, Guardiano del Convento non escute che:«l’importante reperto possa essere messo in rete,con la collaborazione del Comune, facendolo diventare uno dei siti da visitare nei percorsi turistici». In occasione dei festeggiamenti della festa del «Santissimo Crocifisso», una serie di manifestazioni culturali faranno da corollario all’evento, compreso la presentazione del libro sull’avvenimento della festa «Lu signori tri di maiui», di Giuseppe Bonanno e le mostre fotografiche di Vincenzo Agate e di Vincenzo Napoli. Ma la vera curiosità è rappresentata dalla storia delle stesse catacombe. L’architetto Angelo Curti Giardina, storico e studioso dell’architettura di ambito siciliano, afferma che: «Un Mandato del 20 giugno 1630, conservato presso l’Archivio Storico Comunale di Castelvetrano, riporta che in tale anno furono traslate le memorie, ovvero le ossa, dei defunti frati Cappuccini dal vecchio convento al loco novo in contrada Rianello, in particolare i resti miracolosi del padre Pietro da Mazara († 1550), e quelli del benefattore Giovanni III Aragona Tagliavia e Pignatelli († 1624), con una processione solenne e con la partecipazione del Padre Provinciale dei Cappuccini. Se quindi nel 1630 i Cappuccini inumarono le ossa dei confratelli, significa che una cripta, magari non molto grande, nel nuovo convento doveva pur esistere; dai rilievi da me effettuati, e dalla planimetria dell’odierna cripta, comparata a quella della chiesa soprastante, ho potuto dedurre che la primitiva cripta dei Cappuccini era quella proprio al di sotto della cappella del SS.mo Crocifisso, ovvero l’unico vano con la forma simile ad una cappella con loculi e nicchie». E. I.