MAZARA. Il Comune valuta un appezzamento di terreno 770 mila euro mentre ne vale circa 90 mila. La conseguenza è stata l’invio di una cartella Ici per circa 10 mila euro.
Vittima di questa vicenda, che risale al 2011, la signora G. M. (queste le iniziali) di 76 anni. La donna riceveva la notifica da parte del Comune di Mazara di un «Avviso di Accertamento I.C.I.», con contestuale irrogazione delle sanzioni, per l’anno 2005, dell’importo pari a 9.850 euro, comprensivo di interessi e sanzioni amministrative. Per la signora si tratta di un grosso errore e, malgrado le «visite» al Comune, durante le quali ha esposto le sue ragioni, il procedimento è andato avanti. La signora però non si arrende e ricorre alla commissione tributaria provinciale. Il presupposto che dava impulso all’accertamento del Comune era quello secondo cui i due lotti di terreno di proprietà della signora, siti nella contrada Banna Tonnarella ed estesi complessivamente per metri quadri 4.280 circa (lotto A 4. 120 metri quadri, lotto B 160 metri quadri), sarebbero ricaduti nell’aliquota del 6 per mille, vigente nell’anno 2005, giusta determina sindacale del 30 marzo 2005 n. 73, determinando, di tal guisa, un valore venale dei beni, ai fini Ici, pari a 180 euro al metro quadro, per un totale di circa 770.400 euro.
Una cifra spropositata, considerata anche la zona dove si trova il terreno ed in cui mancano tutti i servizi.
La donna, assistita dall’avvocato Rosita Crimaudo, si è difesa in giudizio sostenendo e documentando (mediante una perizia di parte), un certificato rilasciato dal settore di competenza del Comune in cui veniva attestato che nella zona in questione mancavano opere di urbanizzazione primaria e secondaria, nonché mediante la produzione di un atto notarile dal quale si evinceva che un terreno, iscritto nello stesso foglio di mappa di quelli oggetto di causa, era stato venduto nel 1993 a 25 euro al metro quadro, e che quindi il valore da attribuire ai propri immobili fosse pari a 89.880 euro, appunto perché mancanti delle essenziali opere di urbanizzazione.
«Il Comune - dice l’avvocato Crimaudo - ha resistito in giudizio ma non ha indicato, né provato, in base a quali atti di trasferimento stipulati fra privati o emessi dall’autorità giudiziaria, avesse stabilito in 180 euro metro quadro il valore venale dei terreni in questione».
La relazione di perizia depositata dal C.T.U. (consulente tecnico di ufficio) e non contestata dal Comune ha accertato che il valore venale dei lotti di terreno di proprietà della donna corrispondeva alla somma di 90.290 euro, consentendo, così, al Collegio di condividere le ragioni portate avanti dalla proprietaria del terreno.
L’avviso di accertamento impugnato è stato, di tal guisa, dichiarato illegittimo con sentenza resa dalla Sezione 1 della Commissione Tributaria Provinciale di Trapani. Il Comune è stato condannato a rifondere alla signora che fatto ricorso le spese di giudizio; alla luce della sentenza emessa dovrà rifare nuovamente i calcoli ed emettere una nuova bolletta.
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