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Serra di floricoltura divorata dalle fiamme a Marsala, incerta la matrice: indagano i carabinieri

MARSALA. Nella notte brucia la serra di un floricultore della periferia sud del Marsalese, ignote le cause, sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e i carabinieri. È accaduto dopo mezzanotte e all’una meno dieci il titolare dell’azienda florovivaista, V. R., di 50 anni, ha chiamato i soccorsi e precisamente i vigili del fuoco del distaccamento di corso Calatafimi perché una delle sue serre che si trova in contrada Santo Padre delle Perriere era completamente avvolta dalla fiamme. Il rischio era che il fuoco raggiungesse anche le altre, in quanto, quella bruciata fa parte di una schiera di serre destinate alla coltivazione di piante ornamentali e fiori che poi vengono rivenduti per lo più al mercato all’ingrosso. Per impedire alle fiamme di propagarsi i vigili del fuoco del turno “D” sono rimasti sul posto, con due mezzi, fino ad oltre le tre del mattino, ma la serra è stata quasi completamente distrutta. È rimasto solo uno “scheletro” bruciacchiato che è ben visibile dalla via che collega Santo Padre delle Perriere a Samperi-Ferla. Infatti gli appezzamenti di terreno si affacciano proprio nella via prolungamento della Ponte-Samperi. Quanto alle cause del rogo, i vigili non le hanno potute accertare. Infatti non sono stati trovati segni di effrazione, né bidoni o tracce di combustibile che possano far pensare alla matrice dolosa, tuttavia le basse temperature della notte scorsa fanno dubitare sulla origine accidentale. Per tentare di capire cosa è accaduto, da ieri sono state avviate le indagini da parte dei carabinieri della stazione di Petrosino e che fanno capo alla compagnia di Marsala diretta dal comandante Carmine Gebiola. La struttura distrutta era costituita da assi metalliche e onduline in materiale plastico solitamente idoneo alle colture al coperto e si trovava accanto ad una serra uguale, realizzata diversi anni fa e ad alte di recente costruzione e anche di maggior valore. Tuttavia nella serra bruciata, grande circa settecento metri quadri, non c’erano molte piante. Il floricultore, infatti, la usava come magazzino per gli strumenti di lavoro. Conteneva infatti: sacchi di concime e altri fertilizzati, vasi sia di plastica e che di terracotta, tubi adatti agli impianti di irrigazione, nylon e cartoni. Dunque tanto materiale infiammabile e comunque di facile deperibilità, in caso di incendio. Ora tutto è andato distrutto. Divorato dalla fiamme che potrebbero anche essere state causate da un corto circuito all’impianto elettrico. Attualmente i titolari del vivaio stanno effettuando la conta dei danni, ma si presume che superino i ventimila euro. Unanime il commento dei residenti: “un grande dispiacere per quello che è accaduto. Un incendio del genere, in un periodo di crisi come questo è una disgrazia per un agricoltore”.

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