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L’alluvione a Trapani: verso l’archiviazione l’inchiesta per falso

L’indagine riguardava irregolarità commesse sui libretti di manutenzione di impianti e canali di scolo delle acque

TRAPANI. L'esposto in Procura era stato presentato da una settantina di cittadini e commercianti che avevano formato un Comitato spontaneo denominato "16 Settembre", dalla data del 16 settembre 2009 in cui l'ennesima alluvione aveva messo in ginocchio la città. Da quell'esposto è stata avviata un'indagine circa un'ipotesi di falso materiale riguardo ai libretti di manutenzione dei canali di scolo e delle pompe di sollevamento che non sarebbero stati in grado di contenere la criticità dell'evento. L'indagine è stata portata avanti dalla Squadra mobile della Polizia ed è stata coordinata dal sostituto procuratore Anna Trinchillo che ha concluso, però, per una proposta di archiviazione.
Ne dà notizia l'avvocato Nino Sugamele che aveva assistito il Comitato e che aveva accompagnato una sua folta rappresentanza in Procura, ricevuta dall'allora capo dell'Ufficio Giacomo Bodero Maccabeo, per la presentazione dell'esposto. "Non ci opporremo alla proposta di archiviazione - afferma l'avvocato Sugamele - avendo verificato la sensibilità e l'attenzione con cui è stata svolta l'indagine. Sarebbe emersa soltanto qualche anomalia su un libretto di manutenzione di un impianto di via Tunisi, ma si tratterebbe di errori di trascrizione e, quindi, quella drammatica alluvione è stata conseguenza della eccezionale quantità di pioggia caduta nell'arco di 12 ore, ben 145 millimetri".
Nè difetti strutturali degli impianti né tantomeno negligenze ed omissioni, come avrebbero attestato, peraltro, a suo tempo, Salvatore Cocina, direttore della Protezione Civile regionale e Goffredo La Loggia, direttore del Dipartimento di Ingegneria Idraulica dell'Università di Palermo, che successivamente ha anche prodotto una consulenza in merito al nubifragio.
Ribaditi, quindi, l'assoluta eccezionalità dell'evento (che avrebbe avuto un periodo di ritorno di oltre 100 anni e che ha giustificato la dichiarazione dello stato di calamità approvato dalla Giunta regionale dell'epoca) e il complessivo funzionamento del sistema di Protezione civile comunale collaborato dai Vigili del fuoco e dal Volontariato. Ma anche il sindaco di allora, Mimmo Fazio, ebbe ad indicare tra i rischi di inondazione della città la poco oculata gestione del territorio che era stata fatta in passato.

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