TRAPANI. Abbattimento di almeno il 50% degli oneri concessori (oneri di urbanizzazione e costo di costruzione) per interventi edilizi che riguardano i mutamenti d'uso e/o attività edilizia, per l'avvio di attività commerciali, artigianali e turistico-ricettive; abbattimento di almeno il 50% dei diritti di segreteria ed istruttoria di tutti i settori tecnici (edilizia e lavori pubblici); abrogazione dell'atto deliberativo, con il quale si applicano sanzioni pecuniarie, inerenti difformità edilizie. Sono le principali «iniziative coraggiose di tipo politico» che l’ Ordine degli architetti e la Federarchitetti, l’Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali ed il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Trapani chiedono che vengano assunte dall’amministrazione comunale per fronteggiare la crisi del settore edile. Un vero e proprio «cartello» quello firmato dal vicepresidente dell'Ordine degli architetti Francesco Tranchida, dal presidente di Federarchitetti Pietro Maltese, dal presidente degli agronomi Giuseppe Pellegrino e dal consigliere delegato del Collegio dei geometri Isidoro Caruso che passa anche per l’ipotesi di un accorpamento del servizio commercio (attualmente ubicato nella sede della Polizia Municipale) con lo sportello unico delle attività produttive, al fine di potenziare, anche logisticamente, l'avvio di qualunque attività d'impresa e dall’opportunità di una puntuale verifica che gli atti di indirizzo del consiglio e dell'amministrazione comunale vengano comunicati, recepiti ed attuati da tutto il personale senza discontinuità di interpretazioni o di personali convincimenti che interrompono quanto stabilito e voluto dagli organi di rappresentanza politica. Secondo gli ordini professionali, infatti, «alcuni aspetti di tipo gestionale degli uffici rallentano l'iter delle pratiche amministrative in chiaro e netto contrasto con la volontà del legislatore in materia di semplificazione».
A fronte di tutto ciò, intanto, la città, «a causa dell'incontrollata crescita degli ultimi decenni», appare «sempre più disgregata». E da qui l’esigenza di una riqualificazione del patrimonio immobiliare che deve partire dalle periferie. L'assenza di spazi pubblici di qualità e il consumo del suolo arrivati al livello di guardia, il costo energetico non più in grado di sopportare sprechi e lo smaltimento dei rifiuti e dei materiali non riciclabili hanno determinato, secondo gli organi professionali, la necessità di investire in qualità e tecnologia. La riqualificazione del patrimonio immobiliare sarebbe, inoltre, tanto una priorità per garantire ai cittadini la qualità e la sicurezza dell'abitare e per migliorare la qualità sociale e ambientale delle periferie degradate, quanto una grande occasione per promuovere l'occupazione e l'impiego dell'imprenditoria locale.
Pratiche più snelle e oneri meno cari: la ricetta per aiutare l’edilizia in crisi
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