MAZARA DEL VALLO. «Noi ce lo siamo detti per due anni e mezzo, tra serio e faceto. Ma di chi ha preso questa bambina, ri ’cu pigghiò? Perché Melania era seria, saggia, diversa dalla nostra famiglia». Nonna Piera, che quella bambina ha cresciuto come sua nipote per quasi tre anni, alterna sorrisi e lacrime. È lei a raccontare una storia che se fosse commedia sarebbe di Plauto. Perché Melania, nata il primo gennaio del 1998, fu scambiata alla nascita con Carolina — nomi di fantasia entrambi — nell’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo. Un caso clamoroso, senza precedenti se non nella letteratura ottocentesca dei feuilleton, antesignano di quello accaduto in Francia l’altro ieri.
Qui, a Mazara del Vallo, due famiglie precipitarono da un giorno all'altro dentro una tragedia degli equivoci. Scoprirono che per tre anni avevano allevato, amato, accompagnato nei primi passi e nelle prime parole la bambina degli altri. E che l'unica soluzione era rimettere le caselle al loro posto. Una sfida difficile quanto scalare una montagna a piedi nudi. Ma loro ce l'hanno fatta, anche se con il cuore a pezzi. E Carolina e Melania - l'una alta, scura e taciturna; l'altra più piccola, castana e vivacissima - adesso hanno 15 anni, sono compagne di banco, frequentano la stessa scuola e hanno uno stuolo di nonni, cugini, zii veri e acquisiti.
Una famigliona di cui fa parte ormai anche l’avvocato Nicola Sammaritano, che segue il caso da tredici anni e che ha ottenuto in sede penale la condanna a otto mesi (pena sospesa) dell’allora primario della Pediatria, Antonino Adamo, e che aspetta il giudizio d’appello in sede civile: in primo grado ha ottenuto 800 mila euro. «Per tutte e due le mamme la gioia e il lutto della perdita sono andati di pari passo», racconta il legale.
Una ferita, lenita soltanto grazie all’amore, per entrambe le famiglie. Da una parte Ciccio, muratore e piccolo imprenditore agricolo, e Gisella, impiegata alle Poste. La bambina quel giorno è la loro prima figlia. Dall'altra parte Franco, imbarcato sui pescherecci, e Marinella, casalinga e già mamma di Perla e Lea, quattro e sei anni. Non ce la fanno ancora a raccontare con la propria voce, delegano i genitori.
«Quella mattina - racconta nonna Piera - mia figlia vide per un attimo la bambina che aveva partorito. Gli ostetrici la portarono subito via: erano le 11 del mattino. All'una e mezza le misero nel letto una bimba con una tutina rossa. Fui io a dire: guardi che mia nipote non ha un corredino rosso, state attenti che non sia un'altra bambina. Se la presero di nuovo, andarono dalla signora nell'altra stanza, ce la riportarono con i vestiti giusti. Tutto a posto, dissero, avevamo scambiato gli abitini. Sicuri? Sicuri». In realtà avevano scambiato le bambine, nate a un quarto d'ora di distanza nel caos festivo di un ospedale di provincia. Il tarlo del dubbio si affacciò due anni e mezzo dopo, quando la mamma andò a prendere Melania all'asilo, lo stesso che frequentavano le due sorelle più grandi, Perla e Lea. «Una maestra nuova - racconta nonna Piera - le consegnò invece una compagnuccia, Carolina, senza avere alcun dubbio. È identica a Perla, non può che essere sua sorella, disse sorridente. Lei rispose che no, che la sua si chiamava Melania. Ma restò sconvolta, tornò a casa e si mise a piangere».
Poche ore dopo, Marinella e il marito sono alla ricerca dell'altra famiglia. Si trovano davanti Ciccio e Gisella con la piccola Carolina. E sbiancano di nuovo. Perché Ciccio è la copia della loro Melania. «Voi, noi, le bambine…», balbettano. «All'inizio pensammo che erano pazzi - racconta nonno Baldo, contadino di 71 anni, padre di Ciccio - ma che cosa andavano dicendo? Che la nostra bambina era loro? Poi, quando vidi di nascosto Melania, capì che avevano ragione. Era uguale a mio figlio».
Da lì un percorso durissimo, con il luminare della psichiatria Giovanni Bollea, scomparso due anni fa, a consigliare la massima vicinanza tra le due famiglie. A gennaio del 2001 le bambine tornano nelle famiglie naturali. «Un dramma - racconta nonna Piera tra i singhiozzi - mia figlia Marinella era sconvolta, Perla e Lea non volevano separarsi da Melania». Ma cinque mesi dopo è Gisella che non ce la fa. Si precipita a casa di Marinella a dire che rivuole indietro la «sua» Carolina. «Riportiamo tutto com'era», propone. Si rifà lo scambio, dura pochi mesi, il tempo che gli psicologi riescano a rimettere le mamme sulla strada dell’accettazione delle figlie naturali. Il miracolo dell’amore è riuscito, anche se il dolore non si dimentica. «Le amiamo ugualmente», dicono tutti, asciugandosi le lacrime.
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