
TRAPANI. Le sue parole commuovono, toccano il cuore, fanno riflettere, ma soprattutto fanno apprezzare, agli studenti che pendolo dalle sue labbra, il valore della libertà. Quella che Ben Mohamed 42 anni, tunisino-brasiliano, ha perso. Detenuto nelle carceri di San Giuliano, deve ancora scontare due anni. Ben Mohamed ha capito di aver sbagliato. “Qui – dice – mi manca tutto. Mi manca la famiglia, mi manca la libertà, quella libertà di cui io non ho avuto rispetto quando ero fuori”. Il tunisino-brasiliano, però, vuole cambiare vita e una volta chiuso il conto con la giustizia per lui si prospetterà un futuro migliore che ha già iniziato a costruire, poco alla volta, passo dopo passo, in cella. In carcere ha anche trovato “Dio”. “Sono molto religioso – afferma- e la religione mi ha aiutato a superare momenti difficili”. Assieme ad altri detenuti, questa mattina, Ben Mohamed, alle carceri di San Giuliano, ha incontrato gli studenti coinvolti nel progetto “Ci sono anch’io. A me la parola”, realizzato dall’associazione “Contro tutte le violenze”. E a parlare sono stati i detenuti, raccontando le loro storie, parlando dei loro progetti. Toni, 30 anni, una figlia di 14 anni, deve scontare ancora otto anni. “Il carcere – dice agli studenti – non è quello che voi state vedendo oggi. Il carcere è un’altra cosa. Il carcere sono 20 ore dentro una stanza, dove ti manca tutto”. Sull’importanza di questi incontri, tra studenti e detenuti, si è soffermato il direttore della casa di reclusione, Renato Persico. All’incontro ha presenziato anche il questore Carmine Esposito.
Caricamento commenti
Commenta la notizia