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Teresa Principato: “Nel Trapanese
Cosa nostra punta alle imprese"

Il procuratore aggiunto: «Se un settore va male, si investe in un altro. I cantieri sono in numero maggiore che nel resto della Sicilia»

PALERMO. Il sistema mafioso nel Trapanese si adegua al mercato e cambia facilmente affari. «A differenza di altre organizzazioni criminali, Cosa nostra trapanese ha una forte vocazione imprenditoriale. Se un settore va male, si investe in un altro. E così si lancia nell’agroalimentare, nel vitivinicolo o nel settore dei rifiuti». Lo sostiene il procuratore aggiunto di Palermo, Teresa Principato, che nella Direzione distrettuale antimafia coordina le indagini per la ricerca del superlatitante Matteo Messina Denaro. Ieri la notizia della confisca inflitta alla sorella Anna Patrizia Messina Denaro. Una confisca che toglie ancora di più le forze a quel sistema di protezione che ruota attorno alla figura del boss.

C’È LA SENSAZIONE CHE I COLPI ASSESTATI AL PATRIMONIO DI MESSINA DENARO, ATTRAVERSO LE CONFISCHE, CONTINUINO A STRINGERE SEMPRE DI PIÙ IL CERCHIO ATTORNO AL BOSS.

«Gli strumenti che abbiamo messo in opera per stringere il cerchio attorno a Matteo Messina Denaro sono diversi e fanno parte di strategie diverse. Innanzitutto, l’individuazione dei solidali che riteniamo più fidati e indispensabili alla catena o al mantenimento della latitanza. Ma anche l’individuazione dei familiari o dei referenti che comunque consentono il mantenimento della latitanza stessa o addirittura il potenziamento dei capitali attraverso la loro attività, peraltro ben celata. Proprio per evitare, a seguito delle misure di prevenzione, il sequestro e la confisca dei beni, quasi tutti intestano fittiziamente e nei modi più originali questi beni o quote di questi beni ad altri».

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