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Abusivismo a Triscina, ex proprietari ricorrono alla corte europea dei diritti dell'uomo

Una cinquantina di ex proprietari di case abusive di Triscina, località di mare nel Comune di Castelvetrano, vicinissima al sito archeologico di Selinunte, ha deciso di presentare un ricorso in via cautelare alla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) e un esposto alla Corte dei conti, dopo che gli immobili sono stati acquisiti al patrimonio del Comune e si attende la loro demolizione.

Ne dà notizia l’avvocato Giovanni Lentini, che insieme ai colleghi Eugenio e Davide Brillo e Valentina Blunda, ha incontrato stamane gli ex proprietari, su iniziativa dell’associazione «Triscina sabbia d’oro» di cui è presidente Biagio Sciacchitano. Costruite entro i 150 metri dalla costa, in area di inedificabilità, il Comune prevede di demolire 85 case con un mutuo di tre milioni di euro contratto con la Cassa depositi e prestiti. I commissari a capo dell’amministrazione, dopo lo scioglimento per infiltrazione mafiosa di giunta e consiglio, hanno firmato il contratto con la ditta aggiudicataria dell’appalto.

«Alla Cedu - spiega Lentini - sosterremo la illegittimità della confisca delle case che non è seguita da una sentenza di condanna penale per abusivismo edilizio e di questi casi ne risultano un bel pò. Alla Corte dei conti, invece, ci rivolgeremo perché il mutuo di tre milioni di euro che il Comune ha contratto non potrà mai essere recuperato se non in minima parte e questo rende inattendibili le condizioni di rientro. Se il Comune, come dicono i commissari che lo amministrano, è in una condizione di grave dissesto finanziario non riusciamo a comprendere come si possa legittimare la stipula di un mutuo per effettuare demolizioni che appaiono oggettivamente inutili in questo momento. Per dare il senso della inutilità della spesa, si prevede la demolizione di 85 abitazioni su diecimila».

Il legale conclude: «C'è un precedente in Campania, dove la Corte dei conti ha negato la legittimità della stipula di un mutuo proprio finalizzato alla demolizione di opere abusive. I ricorsi che ci accingiamo a fare per il momento non bloccano le ruspe. Soltanto la saggezza e il senso di equilibrio potrebbero bloccarle».

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