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Omicidio Mirarchi a Marsala, condanna all'ergastolo per Nicolò Girgenti

Nicolò Girgenti, condannato all'ergastolo per l'omicidio del maresciallo Silvio Mirarchi

Un bracciante agricolo e vivaista di Marsala, Nicolò Girgenti, 47 anni, è stato condannato all’ergastolo, con un periodo di isolamento diurno, dalla Corte d’assise di Trapani (presidente Piero Grillo) per l’omicidio, in concorso con ignoti, del maresciallo capo dei carabinieri Silvio Mirarchi.

Il sottufficiale fu ferito a morte con un colpo di pistola la sera del 31 maggio 2016 nelle campagne di contrada Ventrischi, nell’entroterra di Marsala, mentre con un altro carabiniere, l’appuntato Antonello Massimo Cammarata, era impegnato in un appostamento - per contrastare furti in campo agricolo- nei pressi di una serra all’interno della quale furono, poi, scoperte 6 mila piante di canapa afgana. Sette sarebbero stati, secondo gli inquirenti, i colpi di pistola esplosi da almeno due persone contro i due militari.

Girgenti fu arrestato il successivo 22 giugno in seguito agli accertamenti investigative del Comando dei carabinieri di Trapani e del Ris di Messina, secondo i quali bracciante era nella zona dei fatti all’ora della sparatoria. La sua auto, quella sera, sarebbe transitata dalla strada in cui fu ucciso Mirarchi. Addosso, inoltre, gli furono trovate tracce di sostanze (nichel e nichel-rame) che, secondo l’accusa, sono presenti nella polvere da sparo.

Anche se, secondo la difesa, potrebbero essere ricollegate all’uso dei fertilizzanti maneggiati da Girgenti nella sua attività lavorativa. Secondo l’accusa, la sera del 31 maggio 2016, all’arrivo del maresciallo Mirarchi e dell’appuntato Cammarata, Nicolò Girgenti, insieme a qualche altro complice, stava rubando (agendo da «socio infedele» del nuovo gestore) piante di marijuana dalla serra che aveva gestito fino a circa tre mesi prima. E i malviventi, vistisi scoperti, non esitarono a far fuoco contro i due carabinieri.

Girgenti è stato condannato anche a risarcire il danno ai familiari del sottufficiale ucciso, costituiti parte civile. La Corte ha disposto «provvisionali» di 300 mila euro ciascuno, immediatamente esecutive, alla moglie Antonella Anna Pizzo e ai figli Debora e Valerio Mirarchi. Mentre 180 mila euro dovrà corrispondere a Ida Bagnato, madre del sottufficiale, e 120 mila euro ciascuno alla sorella e al fratello (Giulietta e Romeo Mirarchi). Venticinquemila euro, infine, è il risarcimento danni stabilito per l’appuntato Antonello Massimo Cammarata, che la sera del 31 maggio 2016 era in servizio con il maresciallo Mirarchi e che rimase illeso.

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