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L'arresto di Vito Marino: "Per anni nel Trapanese". Un pastore in manette per favoreggiamento

Vito Marino e Gaspare Simone

"Non aveva specifiche accuse di mafia, ma si muoveva in un contesto mafioso, ragion per cui abbiamo esteso le indagini anche su questo versante". L'ha detto Alessandro Giuliano, capo dello Sco, commentando l'arresto del latitante Vito Marino, catturato nelle campagne di Vita nell'ambito di una indagine coordinata dalla Dda di Palermo e condotta dallo Sco di Trapani è Palermo.

Una trentina di poliziotti lo hanno ammanettato all'alba all'interno di un ovile di proprietà del pastore pregiudicato Gaspare Simone, anche lui finito in manette con l'accusa di favoreggiamento. E' finita così la latitanza di Vito Marino, sorpreso dagli agenti, mentre dormiva. L'uomo, che deve scontare una condanna all'ergastolo per triplice omicidio, non aveva armi né cellulari.
"Riteniamo che abbia trascorso buona parte della latitanza (cominciata nel luglio del 2016) nel Trapanese, territorio dove ha potuto contare sui necessari appoggi", ha detto Fabrizio Mustaro, capo della Mobile di Trapani nel corso della conferenza stampa che ha illustrato il blitz.
Le indagini che hanno portato alla cattura di Marino, condotte da Sco e dalle squadre mobili di Palermo e Trapani, sono state coordinate dal capo della Dda di Palermo Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Paolo Guido.
Il latitante è figlio del defunto boss di Paceco Girolamo, detto "Mommu u nanu", assassinato nelle campagne del trapanese alla fine degli anni Ottanta. Per individuarlo, senza destare sospetto, i poliziotti, oltre a mimetizzarsi, hanno impiegato sofisticate apparecchiature tecnologiche. "Lui è stato molto cauto e attento. Noi di più", ha detto il capo della Mobile di Trapani.

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