Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

"Rivelazione di segreto d’ufficio", assolto commissario di Mazara

Il tribunale di Marsala

Il Tribunale di Marsala ha assolto dall’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio ("il fatto non costituisce reato") l’ex dirigente del commissariato di polizia di Mazara del Vallo, Carlo Nicotri. E dalla stessa accusa, seppur per la «lievità del fatto», è stato assolto anche il sovrintendente Antonio Sorrentino.

Quest’ultimo, comunque, rimane ugualmente sotto processo, con altre accuse, insieme a due colleghi: il sovrintendente Vito Pecoraro e l’assistente Vincenzo Dominici. Le accuse a vario titolo contestate ai tre poliziotti sono abuso d’ufficio, falso in atto pubblico, favoreggiamento e calunnia in danno dei carabinieri. Il processo finisce solo per il commissario Carlo Nicotri.

A chiedere la sua assoluzione era stato lo stesso pm Antonella Trainito. Secondo l'iniziale accusa, nell’ottobre 2014, il commissario Carlo Nicotri (difeso dall’avvocato Antonino Sugamele) rivelò al comandante della Compagnia dei carabinieri di Mazara l’esistenza di una denuncia presentata in Commissariato contro due militari dell’Arma.

Nel corso del processo, però, il questore di Trapani Maurizio Agricola ha detto di averlo autorizzato a rivelare l'esistenza di quella denuncia. Per gli altri tre poliziotti, per i quali il pm ha chiesto condanne da 3 anni e mezzo a sei anni di carcere, il processo prosegue.

Il Tribunale ha, infatti, disposto perizie tecniche per accertare se, come sostiene la Procura di Marsala, alcuni documenti sarebbero stati redatti al Commissariato di Mazara parecchio tempo dopo l’episodio da cui è scaturita l’indagine, ma retrodatati, al fine di giustificare il comportamento omissivo di Pecoraro e Dominici.

A questi, infatti, si contesta di non avere adottato, il 19 aprile 2012, alcuna sanzione, né sequestro, né multe, per un’auto (Fiat Panda) priva di copertura assicurativa, non revisionata e su cui gravava anche un fermo amministrativo dell’Agenzia delle Entrate.

Il fatto venne fuori perché sul mezzo i carabinieri avevano piazzato una microspia. Infatti, il proprietario dell’auto, Vittorio Misuraca, quel giorno al volante in compagnia di una prostituta sudamericana, era indagato per sfruttamento della prostituzione.

Caricamento commenti

Commenta la notizia