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Scoperta falsa onlus per migranti a Partanna, incassava fondi pubblici e frodava il fisco

Fondi pubblici incassati da una finta cooperativa sociale. Rapporti di lavoro dipendente fasulli per percepire risorse pubbliche. Riunioni “fantasma” dell'organo direttivo per simulare la finalità no profit.

Sarebbero stati solo alcuni degli stratagemmi adottati da un imprenditore di Partanna e da un suo prestanome, rispettivamente amministratore di fatto e amministratore di diritto di una società cooperativa Onlus attiva nel settore dei servizi di assistenza ai richiedenti asilo e ai rifugiati, come ente gestore di un centro di accoglienza realizzato nell'ambito di un progetto Sprar.

Ammonterebbero a oltre 600 mila euro gli utili sottratti all'imposta sui redditi, con una base imponibile Irap evasa di circa un milione di euro. L'attività ispettiva, condotta dalla guardia di finanza di Castelvetrano, ha permesso in questo caso di denunciare l'imprenditore e il suo prestanome per appropriazione indebita relativamente a parte delle risorse pubbliche destinate alla finta cooperativa sociale.

È emerso in particolare che il prestanome, amministratore di diritto della cooperativa, aveva conseguito, per due annualità, una doppia contestuale remunerazione: quella relativa ai compensi ricevuti in qualità di amministratore e quella legata ai salari percepiti quale lavoratore dipendente.

Le indagini, inoltre, hanno fatto emergere chiaramente come i soci della cooperativa non fossero altro che semplici lavoratori posti sotto la direzione effettiva dell'amministratore di fatto, vero dominus dell'attività d'impresa.

Nessuna reale operatività è emersa, invece, in capo all'assemblea e al consiglio di amministrazione, istituiti solo cartolarmente. Falsi anche i verbali redatti per documentare fantomatiche riunioni dell'organo decisionale dove venivano indicati, come presenti, soci-lavoratori del tutto ignari di essere anche consiglieri.

È stata trasmessa alla procura regionale della Corte dei Conti una notizia di danno erariale, emerso alla luce delle numerose irregolarità formali e sostanziali riscontrate nel corso degli articolati accertamenti.

I finanzieri hanno chiesto alla autorità giudiziaria l'utilizzo ai fini fiscali dei dati acquisiti e, oltre a constatare l'indeducibilità dei costi derivanti dalla commissione del suddetto reato di appropriazione indebita, hanno potuto ricostruire utili sottratti all'imposta sui redditi pari ad oltre 600 mila euro, con una base imponibile Irap evasa di circa un milione di euro.

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