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Il tentativo di estorsione ad Avola: "Gli facciamo danni nel cantiere"

AVOLA. «Che facciamo? Andiamo li, gli chiediamo i soldi? O gli facciamo danni al cantiere?». Una discussione, quella tra Paolo Zuppardo, 41 anni, e Giuseppe Capozio, 31 anni, gli avolesi arrestati per tentata estorsione ai danni di un’impresa edile, intercettata dai carabinieri nei primi mesi di maggio. I due, secondo quanto svelato dagli inquirenti, erano in macchina per pianificare che tipo di strategia adottare per costringere l’imprenditore a pagare il pizzo.

Non sapevano di essere ascoltati, i militari della Compagnia di Noto, al comando del capitano Sabato Landi, avevano piazzato una microspia in quell’auto, certi che gli indagati avrebbero parlato di quell’estorsione. Del resto, erano stati già identificati dalle forze dell’ordine dopo la sequenza di avvertimenti giunti al titolare dell’impresa, che aveva avuto l’incarico di costruire, alla periferia di Avola, una clinica privata. «Facciamo una cosa, andiamo li e glielo diciamo che ci deve dare i soldi» avrebbero detto i due in quel dialogo ascoltato dai carabinieri ma nei giorni successivi non sarebbe accaduto nulla. Non solo non avrebbero creato altri danni al cantiere, come era accaduto nei mesi scorsi, ma non si sarebbero presentati all’imprenditore per chiedergli di pagare.

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