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"Accuse immeritate", l'ex sindaco di Castelvetrano scrive al Ministero dell'Interno

Felice Errante

CASTELVETRANO. «Ho bisogno di dire la verità, la mia verità, che sono in condizione di poter provare. Non ho intenzione di animare alcun dibattito e non sono candidato a nessun ruolo. Non concorrerò mai più per ruoli amministrativi al Comune di Castelvetrano e nei prossimi mesi valuterò con i miei amici l’opportunità di continuare nell’impegno politico». E’ uno dei passaggi di una lunghissima lettera aperta che l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante scrive a 20 giorni dallo scioglimento per mafia del Comune deciso dal Ministero dell’Interno.

Errante presenta delle controdeduzioni a quanto gli viene contestato nella relazione dei componenti della Commissione che ha effettuato l’accesso agli atti amministrativi e che ha portato allo scioglimento dell’ente locale. «Dalla lettura della relazione - aggiunge l’ex primo cittadino - sembrerebbe emergere un quadro agghiacciate. Parole, frasi, considerazioni dure, a tratti violente e a mio modesto avviso immeritate. Mi si accusa di avere omesso tutta una serie di controlli all’interno dell’ente, di non avere tenuto la giusta distanza di sicurezza dalla locale consorteria mafiosa, di avere consentito a taluni soggetti, definiti inopportuni, di amministrare e di avere, in alcuni casi, patrocinato io stesso il sostegno di soggetti controindicati».

Errante sostiene di non avere «mai dubitato della oggettività degli accertamenti ispettivi, ma è strano che non abbiano contato nulla, tanto da non dover essere degni di una men che minima menzione, i tanti atti concreti posti in essere dalla mia amministrazione in tema di legalità. Spero un giorno di avere una tribuna ove riuscire a dimostrare le cose che ho scritto e confido, come ho sempre fatto, nelle istituzioni e nella giustizia».

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