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L'inchiesta non ferma la politica
D'Alì e Fazio restano in corsa

TRAPANI. Il terremoto politico giudiziario che si è abbattuto su Trapani sembra non avere causato danni. In una lettera aperta ai trapanesi il senatore Antonino D'Alì, di Forza Italia, candidato a sindaco e destinatario della misura di prevenzione dell'obbligo di soggiorno da parte della Dda di Palermo perché ritenuto 'socialmente pericoloso", ribadisce di "voler mantenere la candidatura".

E rimane in corsa pure il deputato regionale Mimmo Fazio, anche se il candidato sindaco è da giovedì ai domiciliari per corruzione. Una decisione quasi scontata venuta ieri pomeriggio dalla riunione nel comitato elettorale di via Virgilio, a Trapani, tra tutti i candidati delle liste che lo sostengono: "Siamo convinti - dicono - della assoluta correttezza ed onestà di Fazio, già dimostrata in oltre dieci anni di amministrazione della nostra città nella gestione di ingenti finanziamenti e senza che sia mai stata avanzata nei suoi confronti alcuna contestazione".

In città, intanto, appaiono volantini con scritto "Siamo vicini alla famiglia Morace", "Io sto con Morace". Solidarietà, dunque, all'armatore Ettore Morace, al centro del cosiddetto "Sistema Trapani", una ragnatela di cui farebbero parte - secondo la procura palermitana - politici e dirigenti regionali asserviti al potente imprenditore delle tratte marine siciliane arrestato per corruzione con Fazio.

A Palermo anche il governatore Rosario Crocetta, indagato, non si perde d'animo e contrattacca: "Nel corso di questi quattro anni abbiamo risparmiato quasi 78 milioni di euro nel trasporto marittimo. Non credo che la Liberty Lines possa essere contenta del mio lavoro. Non sono salito sulla barca di Morace: non mi piace andare sulle barche. Un albergo a Filicudi non equivale a una vacanza a Dubai, ma io sono stato in albergo e ho pagato. Porterò in tribunale le testimonianze degli albergatori. La mia presenza su una barca è falsa. Una vacanza a Filicudi a settembre costa 80 euro al giorno".

E ancora: "Sono il primo presidente della Regione che prende una tangente con un bonifico. Mi autoproclamo il primo presidente coglione della Regione Siciliana. Mi si contesta possibile favoreggiamento alla compagnia di Morace che ha fatto un bonifico di cinquemila euro a favore del mio movimento politico. Sarebbe la prima tangente della storia fatta con un bonifico. Lunedì restituirò i soldi".

La Procura di Palermo, intanto, ha fatto istanza al gip di chiedere al Senato l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni telefoniche delle conversazioni tra l'armatore Morace e Simona Vicari, parlamentare di Ap ed ex sottosegretario alle Infrastrutture, anche lei indagata per corruzione, che ieri dopo le notizie dell'indagine si è dimessa dalla carica.

E parla Dorotea Piazza, la dirigente regionale che ha presentato l'esposto che ha dato corpo all'inchiesta, e ha registrato con la microspia dei carabinieri incontri e riunioni: "Dalla politica - dice - non ho avuto alcun sostegno: anzi in quest'ambito la situazione è stata ancora più dura. Ho avuto il grandissimo appoggio dei direttori con i quali ho avuta una sintonia di metodo e di percorso assoluta. E se ho intrapreso certe scelte è stato grazie alla loro perfetta condivisione".

Mentre il deputato Vincenzo Garofalo, 59 anni, messinese, parlamentare di Ap e componente della Commissione Trasporti, firmatario dell'emendamento "incriminato" al centro dell'inchiesta, nega pressioni da parte della Vicari e dice: "Nella mia attività parlamentare ho presentato decine di emendamenti che mi sono stati sollecitati dalle associazioni di categoria o da esponenti di centri di interesse. Chiaramente prima di decidere di presentarli devo condividerne il fine e il contenuto. E non prenderei regali".

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