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Mafia a Marsala, gli investigatori: "Appalti pubblici interesse primario delle cosche"

TRAPANI. “L'attività odierna conferma sicuramente il ruolo di Matteo Messina Denaro all'interno della componente di Cosa Nostra trapanese, tant'è che a detta di uno degli indagati, sarebbe intervenuto proprio per comporre questo dissidio che era in atto all'interno della famiglia mafiosa di Marsala”.

A parlare è il colonnello Roberto Pugnetti, vice comandante dei Ros intervenuto stamane in conferenza stampa al comando provinciale dei carabinieri di Trapani per presentare alla stampa i risultati di questa lunga ed articolata indagine che ha portato al fermo di 14 indagati della famiglia mafiosa del mandamento di Mazara del Vallo e di Marsala.

L'operazione conferma come cosa nostra trapanese abbia grande interesse negli appalti, sia pubblici che privati. “Il fatto che il settore dei lavori pubblici e privati e il comparto edile sia un interesse primario delle organizzazioni mafiose – dice il colonnello Pugnetti - è un dato che non è mai venuto meno nel corso degli anni e che sicuramente contribuisce al mantenimento di un livello di ricchezza delle organizzazioni e di controllo del territorio per le quali Cosa nostra non potrà mai rinunciare”.

E sui possibili collegamenti con le amministrazioni… “Come hanno dimostrato tante volte le attività investigative, come dimostrano anche gli interventi di commissariamento di alcuni comuni proprio per le infiltrazioni mafiose, si registrano talvolta anche delle connivenze tra amministratori o quantomeno funzionari pubblici nell'aggiudicazione degli appalti - sottolinea infine il Colonnello Pugnetti -. Spesso però vengono anche registrate delle modalità subdole di infiltrazione di Cosa Nostra o di imprenditori di riferimento di cosa nostra nel ciclo produttivo dei lavori che sfuggono all'attenzione delle diverse autorità preposte e che appunto per questo denotano e affermano ancora una volta la capacità e la pericolosità di queste organizzazioni mafiose di infiltrarsi nel tessuto socio-economico dei territori”.

Di appalti pubblici e privati e di possibili connivenze, ha anche parlato il Colonnello Stefano Ferdinando Russo, comandante provinciale dei carabinieri di Trapani, il quale ha anche sottolineato che: “Cosa nostra esiste a livello regionale, esiste a livello provinciale, è attiva nel territorio. Le cosche si parlano, per i soldi. Il motivo è sempre quello, e gli appalti pubblici purtroppo continuano ad essere il core business della mafia. È chiaro che esiste un baco, un baco che bisogna individuare. Se esiste è possibile che esista anche nell'ambito della pubblica amministrazione, perchè gli appalti vanno chiaramente assegnati. È li che bisogna lavorare, anche li, non basta interrompere le azioni illegali dei partecipanti dei vari solidali della cosa nostra, dobbiamo vedere dove e in quale direzione ci sono persone e strutture in grado di aiutarle. E questo è un altro impegno forte che chiaramente ci dobbiamo assumere, individuare quel baco, soprattutto quando è radicato all'interno della pubblica amministrazione. E' lì che bisogna intervenire, aiutando anche gli imprenditori a denunciare".

I carabinieri, poi, faranno riscontri in merito alle estorsioni che sono state riscontrate e non denunciate. Finora sono state arrestate circa 80 persone, nel corso degli anni, vicine a Messina Denaro, e sequestri beni per 127 milioni di euro. "Cosa nostra trapanese si sta asciugando, si sta ridimensionando" è il commento finale di Russo.

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