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Le indagini sulla cosca di Marsala
"Messina Denaro era lì nel 2015"
I boss intercettati: "C'è un esercito"

TRAPANI. E' stato Nicolò Sfraga, luogotenente del capofamiglia della cosca mafiosa di Marsala, Vito Vincenzo Rallo, e da questi nominato capodecina di Petrosino e Strasatti, a riferire a Vincenzo D'Aguanno (che aspirava a ricoprire il suo posto di capodecina), all'inizio nel 2015, che c'era stato l'intervento pacificatore del boss latitante Matteo Messina Denaro: "Iddu u dissi".

Intervento che sarebbe avvenuto a fine 2014. Questo hanno captato le cimici del Ros dei carabinieri, mentre gli inquirenti non sono oggi in grado di poter stabilire se Sfraga sia stato davvero il portavoce della primula rossa della mafia. Gli inquirenti, tuttavia, ritengono che l'intervento di Matteo Messina Denaro ci sia realmente stato.

Il latitante, captano sempre le microspie mentre Sfraga parla con D'Aguanno, "ha i c... vunciati (gonfi)". Gli ordini di Matteo Messina Denaro, secondo gli inquirenti, sono stati quelli di mantenere lo status quo: Sfraga capodecina di Petrosino e Strasatti, così come aveva deciso Rallo, il capomafia di Marsala.

La diatriba tra Sfraga e D'Aguanno, oltre che per la nomina del primo a capodecina, sarebbe da attribuire a controversie e dissidi sulla spartizione di alcuni lavori edili. Dall'indagine emerge poi il ruolo di primo piano che avrebbe assunto negli ultimi anni il capomafia di Marsala, Vito Vincenzo Rallo. Sarebbe lui, infatti, ad interloquire con esponenti delle famiglie mafiose di San Giuseppe Jato e Belmonte Mezzagno: gli argomenti affrontati negli incontri, sostengono gli inquirenti, riguardavano dinamiche associative che coinvolgevano più mandamenti della provincia di Trapani.

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