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Supera la paralisi dopo l'incidente, la trapanese Francesca testimonial della Partita della Vita

Francesca Vaccara

TRAPANI. Una sfida disperata, quasi impossibile, ma Francesca è una tosta, anzi tostissima, e ce l’ha fatta. Francesca Vaccara, 28 anni, di Santa Ninfa in provincia di Trapani, è il simbolo di una forza di volontà che va oltre i limiti, una speranza per tanti, a non arrendersi di fronte ad una grave lesione al midollo spinale che ha cambiato la sua vita.

E’ tornata a vivere, ed è fra i testimonial più veri, più intensi e significativi della Partita della Vita, il 6 maggio allo Stadio Renzo Barbera, a favore delle mielolesioni.

Il 18 dicembre 2014, Francesca sta percorrendo in auto da sola la strada provinciale che collega Santa Ninfa con Partanna per andare al lavoro, è impiegata in una stazione di rifornimento carburanti. Il percorso lo conosce a memoria. Improvvisamente però perde il controllo della sua auto, che si ribalta e la proietta fuori dall’abitacolo, attraverso il finestrino.

Subito capisce che qualcosa di grave è successo: non sente più il controllo delle gambe. La sua vita sta già cambiando, ha riportato uno scoppio delle vertebre. Nel giro di poche ore si trova catapultata prima al pronto soccorso di Castelvetrano e poi a Villa Sofia, a Neurochirurgia, dove nella notte viene operata d’urgenza. La situazione è gravissima, è destinata a diventare tetraplegica, quindi con una paralisi totale dei quattro arti, senza la possibilità di stare nemmeno seduta su una sedia a rotelle.

All’inizio nessuno le dice in pieno quello che ha avuto e quello che l’aspetta. Nei primi tempi non ha più alcuna autonomia, non riesce a girarsi nel letto, non riesce a mangiare da sola, non riesce ad aprire una bottiglia d’acqua. Non ha più una vita. Ma lei non si arrende.

Il suo è un viaggio nella Fede, quella più vera ed autentica, sostenuta da una grande forza d’animo, da una famiglia che la sorregge, da un fidanzato, Vito, ufficiale di macchine nelle navi, con il quale avevano iniziato a parlare di matrimonio. Inizia il percorso di riabilitazione a Villa delle Ginestre, ma sono veramente pochi quelli che credono in una sua ripresa, oltre naturalmente a lei stessa.

Villa delle Ginestre diventerà la sua casa per un lungo, lunghissimo anno. Lì trova, per sua stessa ammissione, una famiglia, che le dà forza e speranza giorno dopo giorno e la sostiene dal punto di vista mentale e psicologico. Lavora duramente Francesca, lavora di fisico e di testa, riesce superare paure e incertezze, e dopo un anno ritorna a rivedere la luce.

Dopo Villa delle Ginestre, prosegue la sua “battaglia” a Montecatone vicino ad Imola, dove in un centro specializzato c’è l’esoscheletro, un’apparecchiatura robotica, per la riabilitazione neurologica, per i disturbi dell’equilibrio e della postura. Parte per Montecatone da sola, perché lei vuole così malgrado il parere ovviamente contrario della famiglia e di Vito. Ma la sua testardaggine e il suo orgoglio hanno ancora la meglio.

Non per niente è nata l’8 marzo. Nella struttura romagnola, al suo arrivo, nessuno può credere che abbia affrontato il viaggio da sola, ma è così. A Montecatone resterà altri quattro mesi.

Francesca riacquista ora una sua autonomia. Può stare seduta sulla sedia a rotelle, si sposta da sola, mangia e si veste da sola. Ritorna, incredibile ma vero, ad avere sensibilità nelle gambe e riesce addirittura a rimettersi in piedi, a camminare. Ma ancora le gambe non la sorreggono a lungo e per adesso deve “accontentarsi” della sedia a rotelle, che è già un grande risultato, considerata la situazione di partenza.

“Ma io non mi accontento – dice. Voglio andare avanti. La mia vittoria più grande è stata non mollare mai con la testa e così voglio continuare. Il mio obiettivo è rimettermi in piedi e abbandonare la sedia a rotelle”. A dicembre scorso ritorna per un altro mese di lavoro a Villa delle Ginestre, e due mesi prima è a Messina, all’Ospedale Piemonte come testimonial dell’esoscheletro, il primo che arriva in Sicilia, insieme al portiere di calcio Marco Storari.

Intanto dopo due anni di duro lavoro riabilitativo, incomincia a pensare anche ad altro. C’è un progetto di matrimonio da riprendere con l’adorato Vito, suo partner da sette anni, che la segue passo passo. I preparativi sono in corso, ma lei guarda sempre avanti, pensa anche a tornare a lavorare, e soprattutto vuole riavere le sue gambe.

La sfida di Francesca continua e il 6 maggio sarà al Renzo Barbera, lì in prima fila con il suo Vito, per raccontare la sua storia, per sposare, ancor prima del fidanzato, una grande causa che è anche la sua. Per dire a tanti che davvero si può.

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