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Colpo al clan di Messina Denaro: 11 misure cautelari, sigilli a 3 imprese

TRAPANI. Si stringe sempre più il cerchio attorno a Matteo Messina Denaro. Gli uomini della Squadra mobile di Trapani, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno eseguito 11 misure cautelari e sottoponendo a sequestro tre imprese controllate da Cosa Nostra.

L'operazione, denominata in codice "Ermes 2", infligge un altro duro colpo al clan del superlatitante. L’indagine ha confermato i saldi contatti tra il clan mafioso di Mazara del Vallo, retto da Vito Gondola, e quello di Castelvetrano e sono stati scoperti gli accordi per la divisione degli appalti sotto le direttive del latitante Messina Denaro, cui Gondola si sarebbe rivolto per dirimere le varie controversie insorte.

Le imprese sequestrate erano direttamente controllate dalle famiglie mafiose attraverso prestanome.  Mediante queste imprese Cosa Nostra si sarebbe infiltrata, ad esempio, nei lavori per la realizzazione del parco eolico di Mazara del Vallo e nei lavori di ristrutturazione dell'Ospedale.

Complessivamente sono impegnati nell'operazione settanta uomini della Polizia di Stato di Trapani, Palermo, Mazara del Vallo e Castelvetrano.

Tra gli undici provvedimenti emessi dalla Dda sette sono obblighi di dimora e quattro custodie cautelari in carcere. Tra questi ultimi c’è anche Epifanio Agate figlio dello storico boss del Trapanese. Mariano Agate è stato membro di spicco del clan di Mazara del Vallo ed è stato condannato all'ergastolo per la strage di Capaci.

Nel 1985 è stato accusato di sette omicidi, tra cui quelli del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto e del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari. Per quest'ultimo omicidio fu assolto in Cassazione nel 1993. Il suo nome è stato citato in diverse indagini su Cosa nostra. Il collaboratore di giustizia Salvatore Contorno ha sostenuto che Agate alla fine degli anni Settanta avrebbe gestito una raffineria di eroina nei pressi di Mazara del Vallo in collegamento con il mafioso Francesco Mafara, legato a sua volta al boss Stefano Bontate.

Questo sarebbe stato il canale attraverso cui la droga entrava negli Stati Uniti. Nel 1986 è emerso che Agate avrebbe fatto parte anche della loggia massonica Iside 2 di Trapani, in cui erano coinvolti anche il mafioso Mariano Asaro e l'onorevole Francesco Canino.

Mariano Agate era considerato uno degli uomini di riferimento di Totò Riina ed è stato arrestato nel 1990 e poi nel 2004. Proprio il figlio Epifanio avrebbe continuato a far arrivare dal carcere gli ordini del padre agli altri membri di Cosa nostra, nonostante si trovasse già in regime di carcere duro. Mariano è stato scarcerato a marzo 2013 per gravi motivi di salute, è morto nella sua abitazione di Mazara del Vallo il 3 aprile 2013 all'età di 73 anni.

Custiodia cautelare in carcere anche per Carlo e Giuseppe Loretta, che avevano avuto l’appalto per il lavori del parco eolico di Mazara del Vallo, e sono accusati di far da prestanome alla famiglia mafiosa locale. I Loretta sono sospettati di aver gestito per qualche mese in subappalto i lavori che la Cmc di Ravenna, l’impresa che si sta occupando del cantiere all’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo. L’incarico è stato revocato con l’interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura.

Tra i coinvolti nell'operazione c'è anche un giornalista, il collaboratore del Giornale di Sicilia Filippo Siragusa, che è accusato di intestazione fittizia di beni e a cui è stato applicato l'obbligo  di dimora. La direzione del quotidiano ha subito sospeso la collaborazione in via cautelare.

 

 

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