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La beffa del fermo biologico, Mazara protesta

MAZARA DEL VALLO. C' è il vento africano e la brezza di terra nel porto nuovo di Mazara. Vi sono attraccati o ancorati un centinaio di pescherecci d' altura sistemati in linee orizzontali e verticali, fino a raggiungere almeno cento metri dalla banchina.
Vi sono almeno dieci pescherecci che si susseguono, uno a fianco dell' altro, è uno spettacolo di colori che si specchia nell' acqua dell' invaso troppo piccolo per contenere tutte queste navi da pesca. Le cinque banchine, anche in queste giornate, sono un formicaio di automobili e di uomini che salgono e scendono dai pescherecci per controllare, per parlare con i loro capitani. Fino a poco tempo il «riposo» era il «benvenuto», da qualche anno armatori e marittimi pongono dei distinguo.

«Fatto come lo stiamo attuando secondo la legge nazionale e regionale serve a poco - dice il capitano del peschereccio Antonino Asaro - perché mentre noi siano fermi le marinerie tunisine, libiche, algerine e quant' altro, possono pescare in acque internazionali, cioè dove andiamo noi con i nostri pescherecci. E allora che riposo biologico è se l' intento è quello di fare una sosta per la riproduzione dei pesci?». Dello stesso parere Giacomo Ingargiola che sottolinea l' esi genza di una profonda revisione del riposo biologico e, principalmente, che scenda in campo l' unione europea per trovare un accordo anche con i paesi rivieraschi.

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