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Mirarchi disse di essere un carabiniere, la reazione fu lo sparo. In tremila ai funerali - Video

MARSALA. Una folla di almeno tre mila  persone ha dato l'ultimo saluto a Silvio Mirarchi, il  maresciallo dei carabinieri, 53 anni, ucciso martedì scorso a  Marsala (Tp), mentre era impegnato, con un collega, in un  servizio di appostamento nei pressi di alcune serre di  marijuana. All'arrivo del feretro, nella chiesa Madre di Marsala  in lutto cittadino, è partito un lungo applauso in piazza della  Repubblica. «Una purezza di cuore tradotta in integrità e  fedeltà», ha detto l'ordinario militare per l'Italia, monsignor  Santo Marcianò, nell'omelia.

«Da una parte Silvio - ha aggiunto  - è stato disposto a morire per i giusti, affinchè tanti  innocenti, soprattutto giovani e ragazzi, fossero protetti dai  lacci di quei mercanti di morte; dall'altra è stato pronto a  'morire per gli empì, per assicurare questi mercanti di morte  alla giustizia e, assieme, alla possibilità di recupero, di  redenzione».      «Non ci daremo tregua fin quando non avremo catturato gli  assassini del maresciallo Mirarchi», ha detto il ministro  dell'Interno, Angelino Alfano, presente ai funerali, assieme al  comandante dell'Arma dei carabinieri, generale Tullio Del Sette,  al prefetto di Trapani Leopoldo Falco, al procuratore di  Trapani, Marcello Viola, al nuovo procuratore di Marsala,  Vincenzo Pantaleo, che dovrebbe insediarsi tra un paio di  settimane.

«Quest'anno Silvio Mirarchi non è stato il primo dei  caduti dell'Arma nell'adempimento del dovere, anche in altre  parti d'Italia abbiamo registrato di questi fatti: non so se qui  c'è stata un'impennata della criminalità, però è un fatto che  ogni tanto si debba pagare con una vittima e un sacrificio», ha  affermato il generale Del Sette. «Fino all' ultima notte in cui  ha prestato servizio, Mirarchi è stato un carabiniere di grande  valore che ha fatto onore all'uniforme che ha indossato, è stato  vittima del dovere, vittima della criminalità organizzata», ha  aggiunto il generale.

Dai primi approfondimenti investigativi seguiti all'omicidio,  è emerso che il militare e un suo collega, notando la presenza  di più persone che al buio si comportavano in maniera sospetta,  si sono avvicinati e, giunti a circa 60 metri da loro, hanno  acceso le torce e si sono qualificati come carabinieri. Da qui  la repentina reazione che ha portato al ferimento di Mirarchi  con un'arma da fuoco e poi alla morte del carabiniere. Secondo i  dati raccolti, un gruppo di criminali stava portando via le  piante di marijuana da alcune serre di contrada Ventrischi e,  vistisi scoperti, non hanno esitato a reagire sparando. Finora,  secondo la procura di Marsala, diretta da Anna Sessa, non ci  sono elementi per ipotizzare un collegamento tra l'omicidio e il  ritrovamento, in contrada Ferla a Mazara del Vallo (Tp),  effettuato circa 10 giorni fa, sempre dalla compagnia  carabinieri di Marsala, di un'altra piantagione di canapa  indiana; tra le due contrade vi è una distanza di circa 10  chilometri.

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