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Castellammare, «tesori» emergono dal mare

Antonella Curatolo descrive il pezzo più prezioso: «Una statuetta votiva raffigurante la dea Demetra, dea della fertilità»

CASTELLAMMARE. La scoperta maggiormente significativa nel più recente periodo, come evidenziano gli stessi archeologi locali, è una statuetta. Che si aggiunge a vari altri reperti quali anfore e resti di anfore. Oggetti in bronzo. Lingotti in piombo. Ceramiche. C'è, tra questi reperti, anche quella che sembra una macina. E c'è un resto di una nave di epoca romana. Così come pezzi tipicamente arabi.

Sono le testimonianze di un passato lontano anche duemila e più anni, che riemerge dai fondali del Golfo di Castellammare. E che l'associazione di volontari "SiciliAntica" sta cercando di valorizzare al massimo, con passione, tenacia e con le necessarie autorizzazioni della Soprintendenza del Mare.

Proprio per tale motivo, è stata intitolata "Il passato che riemerge", la conferenza svoltasi ieri mattina al Castello arabo-normanno, con gli interventi di Ignazio Sottile, presidente della sezione castellammarese di "SiciliAntica", con gli esperti Antonella e Sergio Curatolo, del sindaco Nicolò Coppola (il quale ha colto l'occasione anche per riproporre di "recuperare la Vasca Regina" ai piedi del Castello), del comandante della Guardia Costiera Davide Tumbarello, del Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa, dell'archeologa Antonella Testa e di Alfonso Lo Cascio della presidenza regionale di SiciliAntica.

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