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La morte del clochard di Trapani investito: era fuggito da una comunità

Prima di essere travolto e ucciso da un autocarro, il rifugio, dove era solito trascorrere la notte il senzatetto, era stato distrutto da un incendio

TRAPANI. L’incendio nella baracca, l’incidente in autostrada, il decesso. Le sequenze della tragedia che è costata la vita a Giuseppe Miceli, 66 anni, il clochard del centro storico conosciuto, da commercianti e residenti, con il soprannome di “Figghiu mio”. Prima di essere travolto e ucciso da un autocarro, il rifugio - dove era solito trascorrere la notte il senzatetto - nella zona di torre di Ligny, era stato distrutto da un incendio. Giuseppe Miceli, in preda ai fumi dell’alcool, avrebbe acceso un fuoco per proteggersi dal freddo, non riuscendo più a controllarlo. Scattato l’allarme sono intervenuti i vigili del fuoco. Il barbone, rimasto senza un posto dove poter dormire, è stato condotto in un centro, nei pressi di Dattilo. Da lì si è poi allontanato a piedi imboccato la A-29, ignorando di andare incontro al proprio destino. L’incidente si è verificato martedì sera.

L’allarme è scattato quando alla sala operativa della polizia stradale del capoluogo è giunta una chiamata. All’altro capo del telefono, un automobilista che segnalava la presenza di un pedone in autostrada. “C’è un uomo – ha detto – che cammina sulla corsia Palermo-Trapani”. È subito giunta una pattuglia che nei pressi dell’uscita della A-29, ha rinvenuto, riverso sul ciglio dell’asfalto, il barbone. Per lui ormai non c’era più niente da fare. Ad investirlo, un autocarro condotto da un trapanese. La notizia della morte del clochard ha suscitato rabbia e costernazione nella zona del centro storico dove tutti, conoscevano Giuseppe Miceli, ex pescatore. Lui era solito aggirarsi per le vie della zona antica della città con in mano il suo inseparabile cartone di vino. Da lì non si allontanava mai. La sua presenza in autostrada aveva alimentato il sospetto che qualcuno lo avesse prelevato e abbandonato lì.

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