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Pantelleria, Giovanni Marino la «memoria» dello Zibibbo

PANTELLERIA. Giovanni Marino ha 91 anni, ma non li dimostra. Sempre impeccabile ed elegante quando esce, sente ancora benissimo, legge senza occhiali, ricorda tutto, è una memoria storica per Pantelleria. E' stato un gigante del mercato dell'uva ed ha idee chiare su quanto sta accadendo adesso. La produzione di uva zibibbo è scesa in modo inarrestabile. Nel 1953 si producevano 450 mila quintali, nel 1963 350 mila, nel 1973 270 mila, nel 1983 150 mila, nel 1993 50 mila. Poi negli anni a venire l'abisso: 38 mila quintali nel 2006, 30 mila nel 2007, oggi appena 20 mila. "Tra dieci anni - dice Giovanni Marino -ci sarà solo bosco. Oggi, stando ai numeri della produzione, l'80% dell'isola non è più coltivata rispetto agli anni sessanta". Il quantitativo di uva prodotta negli anni d'oro veniva calcolato tra i quintali di uva secca, il trasporto di uva in gabbie, il trasporto sulla terraferma di uva in cassette da 30 chili con i motovelieri che la portavano in Sicilia. La rimanenza veniva lavorata tramite il consorzio, le ditte Leone Bianchi, Angelo Pasquale e altre piccole ditte e produttori.

"Poi - continua Giovanni Marino - i figli dei contadini hanno studiato, sono diventati avvocati, ingegneri, medici e dopo lo studio non hanno continuato a lavorare le terre dei loro padri. E' una legge di natura, la logica conseguenza è che i campi sono stati abbandonati". La primizia fino agli anni '70 finiva sui mercati della terraferma come uva da tavola. "In due mesi - racconta Giovanni Marino - partivano dall'isola una media di 7 mila "gabbiette" al giorno con punte di 12 mila. Circa 30 mila quintali di zibibbo, quindi, erano venduti come uva da tavola". "La fine di questo commercio ha solo anticipato la fine anche della commercializzazione del vino. In Sicilia prima si produceva pochissima uva. Poi i contadini iniziarono ad impiantare le viti anche in Sicilia, l'uva Italia scalzò dalle tavole lo zibibbo e poi divenne sempre inferiore la richiesta di vino". Giovanni Marino da mediatore e fiduciario di uva ha avuto ben 18 sensali che in tutta l'isola lavoravano per lui. Cominciamo dall'inizio… "Era il 1955 quando nell'isola arrivò la ditta di Leone Bianchi. Il primo anno lavorò a Tracino in un piccolo locale nella attuale Via Marina, vicino al circolo Vittorio Veneto.Il secondo anno ci siamo spostati a Piazza Perugia, il terzo anno a Kamma in località Runcuni Maccotta. Dal quarto anno in poi ci siamo spostati al centro di Pantelleria, in località Punta Croce."

"Non si faceva passito o moscato, veniva commercializzato soltanto il mosto muto e il vino. Il prezzo era buono se si considera che l'uva veniva pagata ad un prezzo medio di 3.500 - 4.000 mila lire quando un uomo a giornata costava 700-800 lire". "La ditta Angelo Pasquale era di Padova, arrivò nel 1956, aveva lo stabilimento in Via Venezia". "Il pagamento avveniva quasi subito e per qualcuno più bisognoso a volte a vista". Giovanni Marino ha una ricetta per il buon commercio. "Tutto si riduce a tre combinazioni che devono contemporaneamente verificarsi: Qualità, Quantità, Regolarità. La Qualità deve essere ottima, la Quantità molta, la Regolarità è data dal prezzo che deve essere modesto. Questi tre elementi a Pantelleria sono venuti meno, soprattutto il prezzo del passito che ha raggiunto vette che lo pongono fuori mercato. Sento dire che costa anche 25 o 40 euro. Non ci siamo il prezzo non dovrebbe superare i 12-15 euro".

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