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Alcamo, inaugurato il Museo etnomusicale

ALCAMO. Si riaprono al pubblico le stanze al primo piano del Collegio dei Gesuiti di Alcamo dove è stato appena allestito e inaugurato giovedì sera il Museo di arte contemporanea che contiene anche il Museo etnomusicale del professor Fausto Cannone e il "Creative Lab", laboratorio di arte, cultura e comunicazione, per la cui realizzazione sono stati finanziati 900 mila euro del POR FESR 2007/2013. Con l'amministrazione Bonventre, ad illustrare i passaggi che hanno reso possibile la fruizione al pubblico nella nuova veste di contenitore d'arte e cultura l'architetto Vito Garbo, che ha seguito i lavori di allestimento del museo, la progettista Alessandra Badami del dipartimento di Architettura dell'Università di Palermo e il direttore artistico, l'architetto Vincenzo Fiammetta. Fausto Cannone è un grande esperto di musica, compositore, un poeta, un insegnante di musica che ha formato tante generazioni e che, da ormai oltre trent'anni, arricchisce la sua collezione di strumenti. "Il mio primo strumento musicale - racconta - lo ebbi a sette anni. Da quel momento iniziò la mia stupenda avventura viaggiando in ogni parte del mondo e collezionando strumenti che ho potuto acquistare e imparare a suonare. Credo che non mi fermerò, continuerò a viaggiare per arricchire questa mia collezione e donarla alla città". In occasione dell'inaugurazione, Fausto Cannone ha cantato e suonato con la sua chitarra una ballata composta da lui stesso, per ringraziare pubblicamente il sindaco Sebastiano Bonventre per avergli consentito di coronare questo suo sogno di donare al pubblico e quindi esporre la collezione etnomusicale in un luogo così importante. Già a tal fine, nel 2012, il consigliere comunale Antonio Fundarò aveva proposto, come primo firmatario, una mozione d'indirizzo, approvata dal massimo consesso civico. Il museo è dedicato al ricordo del padre di Fausto Cannone. "Mio padre, Gaspare Cannone - racconta -, era un grande idealista. Un giornalista anarchico, un intellettuale scomodo. Ai tempi di Benito Mussolini veniva rinchiuso nel Castello dei conti di Modica, allora carcere mandamentale. Ebbe il coraggio di andare in America e di affrontare la magistratura americana, quando seppe della morte di Sacco e Vanzetti condannati alla sedia elettrica nel 1927.

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