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Marsala: «Minacciò l’amante», condannato maresciallo

MARSALA. La terza sezione penale della Corte di Appello di Palermo ha confermato la sentenza di condanna a due anni e tre mesi di reclusione già emessa nel 2012 dal Tribunale di Marsala nei confronti del maresciallo dei carabinieri Enrico Lazzaro, che fino al 2008 ha prestato servizio presso la sezione di pg dell'Arma presso la Procura di Marsala.
Prima che la Corte emettesse il verdetto, il militare ha reso dichiarazioni spontanee ribadendo la sua innocenza, ma il procuratore generale ha invocato la conferma della condanna.
In primo grado il Tribunale collegiale di Marsala presieduto dal giudice Gioacchino Natoli (a latere Visco e Quittino), il 15 novembre del 2012, aveva accolto la richiesta di pena avanzata dal pm (all’epoca in servizio presso la Procura lilybetana) Dino Petralia. Sul militare, difeso dall’avvocato Antonino Sugamele, pesava l’accusa di: tentata minaccia, accesso abusivo al sistema informatico, violenza privata e abuso d’ufficio.
I fatti contestati riguardano il periodo tra maggio e giugno del 2007 fino al 2009 e sono seguenti alla fine di una relazione sentimentale tra l’imputato e Daniela A.., persona offesa del procedimento. Dopo la conclusione della loro relazione la donna (relazione iniziata nel 1996) ha denunciato il militare per minaccia. Secondo quando dichiarato dalla signora – costituitasi parte civile ed assistita dall’avvocato Manuela Canale, legale di fiducia anche del marito della persona offesa, Giovanni Z., anche lui costituito parte civile – il militare, dopo la fine del loro rapporto le avrebbe detto che «l’avrebbe rovinata in quanto in possesso di foto in cui la donna era in atteggiamenti compromettenti».
Lazzaro sarebbe responsabile anche di accesso abusivo a sistema informatico, in quanto sarebbe entrato nella posta elettronica della donna. L'abuso d'ufficio, riguarda il fatto che il maresciallo avrebbe svolto indagini sulla ex, di sua iniziativa. Il Tribunale marsalese due anni fa ha condannato Lazzaro anche al pagamento di un risarcimento, a titolo di provvisionale, di ventimila euro alla signora Daniela A. e cinquemila al marito di lei.
In primo grado Lazzaro è stato inoltre assolto dal reato di diffamazione, e prosciolto (per difetto di querela) per altri due capi d’imputazione: molestie telefoniche e ingiurie.

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