MARSALA. “Gioele l’ho visto per la prima volta all’età di un anno e pesava tre chili, quanto un neonato, e non si muoveva. Dopo cinque infusioni di cellule staminali riesce a compiere l’adduzione delle cosce e ha preso peso. Ora, però, la sospensione delle cure lo sta uccidendo”. Lo ha dichiarato ieri, nell’aula del pian terreno del palazzo di giustizia “Paolo Borsellino”, il professore Marino Andolina, pediatra e immunologo esperto nel metodo stamina, chiamato dall’avvocato Giovanna Di Girolamo che, per conto dei coniugi Genova, ha presentato un ricorso davanti al Tribunale civile affinché il piccolo Gioele, di due anni e 4 mesi, possa riprendere le cure con il metodo Stamina dopo aver evidenziato un notevole miglioramento nelle condizioni del bambino. Gioele è ammalato di SMA: atrofia muscolare spinale. “una patologia progressiva che piano piano inflaccidisce tutti i muscoli fino a portare alla morte il paziente. Se la si contrae alla nascita, solitamente si vive sei mesi, in altri casi anche vent’anni, ma in condizioni davvero dure e, comunque la patologia non si arresta e quello che è perso è perso”, ha spiegato il dottor Andolina al giudice Antonio Genna. Ma con il metodo Stamina, applicato nei mesi scorsi presso gli Spedali civili di Brescia il bambino, ha avuto dei miglioramenti sensibili. Il dottor Andolina ha parlato anche di altri metodi, come uno simile detto Metodo Monza, che funziona, ma il cui effetto dura circa un mese. “Lo stamina – ha aggiunto Andolina – funziona 5 volte di più di un mese, ma l’interruzione produce un peggioramento che porta alla morte”. Quanto ai rischi, lo specialista ha chiarito che il metodo non ha controindicazioni e anche i costi sono irrisori: “una siringa, il lavaggio delle lenzuola e una degenza ospedaliera di 24 ore per precauzione, ma non si sono mai verificati casi di febbre”. Il giudice si pronuncerà la prossima settimana. Chi. P.
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