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Alcamo, è «bufera» sul Pd: in cinque lasciano

ALCAMO. Una bufera si è appena abbattuta sul Partito Democratico di Alcamo. In cinque hanno infatti comunicato di avere scelto di abbandonare l'esecutivo alcamese del Pd. Si tratta di Giuseppe Scibilia, Mario Lucchese, Marina Militello e dei neoassessori Selene Grimaudo e Antonino Manno, i quali riferiscono di essere «addivenuti alla necessità di non farne più parte a causa di una certa difficoltà di relazione creatasi all'interno della segreteria con riferimento alla sua conduzione».
In serata, inoltre, diciannonve componenti dell’ala renziana hanno deciso di sfiduciare il segretario comunale del Pd, Giuseppe Canzoneri, che contattato per una replica ha detto di essere impegnato in riunione.
Ma cerchiamo adesso di capire che cosa stia accadendo con le dimissioni dall'esecutivo comunicate da Scibilia, Lucchese, Militello, Grimaudo e Manno. Questi affermano che «avevano più volte palesato la necessità di iniziare a stabilire metodi e criteri e ad essere più incisivi sul territorio per agire in maniera pratica rispetto alle esigenze della città». Dichiarano di rilevare «un certo disagio, avendo atteso per condividere le scelte e metodi, ma non avendo avuto possibilità di offrire un proprio contributo». Quindi, proseguono sostenendo che «alla luce della nomina degli assessori Manno e Grimaudo e rendendosi necessarie le dimissioni degli stessi da un organo di partito come l'esecutivo, previste eticamente, gli altri componenti in questione decidevano contestualmente di rassegnare le loro dimissioni. Si tiene a precisare che tali dimissioni dall'esecutivo non presuppongono la fuoriuscita dal Partito Democratico, anzi le persone citate affermano con forza la loro appartenenza al Partito Democratico e tengono a sottolineare che lo spirito critico costruttivo è alla base di qualsiasi dinamica interna ed esterna al Partito. Tale disagio - concludono - serve a manifestare il bisogno di un cambiamento che presuppone la necessità di avere un Partito unito, non frammentario e non scomposto secondo personalismi o logiche di appartenenza. Tale dissenso costruttivo serve anche perché è necessario costruire un nuovo partito con la collaborazione e la buona volontà di tutti, pertanto, si auspica e si richiede un confronto celere con tutte le componenti per lavorare per il Partito e per tutti cittadini che credono nel partito».

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