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Emergenza frane a Marsala, vertice al Comune Esperti e tecnici per un progetto pilota

MARSALA. Il Comune di Marsala chiede alla Regione Siciliana il riconoscimento dello stato di emergenza a salvaguardia del territorio e attingere ai fondi per gli interventi di massima urgenza. La decisione è stata presa a seguito dell'ultima riunione che il titolare della delega al Territorio e all'Ambiente, assessore Benny Musillami, ha avuto con i rappresentanti della protezione Civile di Trapani che ha fatto seguito ai vari incontri avuti con i tecnici del settore, geologi e speleologi, per valutare quella che è la situazione del territorio marsalese. La sua "precarietà" è emersa in tutta la sua portata a seguito dell'enorme voragine apertasi in contrada Amabilina dove il 20 novembre scorso è stata sfiorata la tragedia in quanto un vasto appezzamento di terreno è stato "inghiottito" dal cedimento del terreno; una voragine estesa oltre 2 mila metri quadrati e profonda più di 15 metri che solo per un caso fortuito non ha causato una tragedia trascinando con se il proprietario del terreno che in quel momento stava lavorando il suo orticello. Da qui il summit che ha confermato come Marsala abbia grossi problemi idrogeologici. "L'incontro con i responsabili della Protezione Civile di Trapani - sottolinea l'assessore Musillami - è oggi legato alla gravità del problema che richiede senza dubbio l'intervento di esperti in materia; inoltre è necessario procedere per punti e gradi di priorità intervenendo nei siti più a rischio". Dal 2007, infatti, il Comune è dotato del PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) che individua nel territorio le zone più a rischio come quella della voragine di Amabilina catalogata nelle tavole tecniche come "sito di attenzione". Da qui il nuovo incontro a cui erano presenti, oltre al dirigente del settore Territorio e Ambiente, ingegnere Francesco Patti, il dottor Giovanni Indelicato della Protezione Civile di Trapani, l'ingegnere Fabio Unti, dell'Associazione di protezione ed emergenze civili di Palermo e il rappresentante del'Associazione Speleoclub Lilibeo. Entrambe le associazioni hanno messo a disposizione del Comune le loro competenze ed esperienze per un "progetto pilota" e svolgere un'accurata attività di indagine sul sottosuolo. Ora, però, ci sono interventi non più rinviabili ed occorre partire dagli studi tecnici già esistenti che dicono che molte zone immediatamente periferiche poggiano su cave di tufo abbandonate che, a seconda di determinate condizioni idrogeologiche potrebbero causare frane e voragini.

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