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Trapani, Daì svela i sogni di S. Siro: «Sul 2-3 ci siamo detti: pareggiamo»

Il grazie alla famiglia Morace e a Boscaglia, prima del ritorno alla realtà: «Ora pensiamo solo al Cittadella»

TRAPANI. «Dopo il gol di Peppe Madonia, ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: se dura altri cinque minuti, pareggiamo». È assolutamente serio e convinto di quello che dice Nino Daì, capitano del Trapani nella «magica notte» di mercoledì a San Siro, in merito al vibrante finale di gara contro l’Inter, con i granata arrivati al 2-3 dopo essere stati «sotto» per 0-3 nel primo tempo.
«L’emozione che era stata tantissima all’inizio, era ormai superata e contavamo sulle nostre capacità», riprende il difensore, «Ultimo dei Mohicani», come lo chiama il medico sociale Peppe Mazzarella, appunto perché il solo superstite del Trapani cha è arrivato alla serie B partendo dall’Eccellenza. E di emozione ne aveva avuta da vendere Nino Daì, fin da quando aveva saputo che, giocando, avrebbe indossato la fascia di capitano («che interpreto - afferma - come un premio che mi ha voluto dare mister Roberto Boscaglia per i miei trascorsi in granata») per non dire di quando ha visto avvicinarglisi il mitico capitano dell’Inter Javier Zanetti per stringergli la mano.
«Un sogno - dichiara - per il quale dobbiamo ringraziare la famiglia Morace. È per merito, ”in primis” del comandante se abbiamo potuto viverlo. Mai e poi mai avrei pensato che un giorno sarei sceso in campo contro l’Inter e quindi mercoledì è stato tutto un sogno che mi sono goduto al 100%».

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