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Confindustria Marmo lancia l’allarme «È a rischio l’attività estrattiva»

L’adozione da parte della regione del piano forestale mette in pericolo il settore. Fissato domani un incontro

TRAPANI. Il comparto del marmo rischia un nuovo blocco. L’adozione, da parte della Regione, del piano forestale regionale, infatti, mette in serio rischio l’attività estrattiva in quanto, in larga misura, si sovrappone nell’area del bacino di Custonaci alle aree individuate prima, sempre dalla Regione ed attraverso il Piano regionale delle cave, idonee all’estrazione del marmo. E per trovare una soluzione domani alle 11 si terrà un incontro con i sindaci dei Comuni del comprensorio interessato, nei locali di Confindustria.
«L'impressione che abbiamo, spiega Vito Pellegrino, presidente provinciale di Confindustria Marmo — è che la mano destra non sappia quello che fa la sinistra e viceversa. Non possiamo più accettare passivamente il pressappochismo e la superficialità con cui si affrontano i temi dello sviluppo economico».
Il presidente degli industriali del marmo, quindi, ricorda la vicenda. «Nel 2010, dopo 30 anni di attesa, il comparto estrattivo è stato dotato dello specifico piano regionale delle cave quale strumento di pianificazione e programmazione, così da dare serenità, garanzie e certezza dei diritti a quanti nel settore hanno investito e continuano a investire, con buoni risultati se consideriamo che, ad oggi, pur in presenza di una crisi economica generalizzata e senza precedenti, il comparto tiene e segna risultati positivi. Poi, però, nel 2012 — continua Pellegrino — è stato adottato il piano forestale regionale che insiste anche nel bacino marmifero di Custonaci e dove in larga misura si sovrappone alle aree individuate come estrattive dal precedente piano dei materiali lapidei di pregio.
Una limitazione che si limita a quelle già esistenti. «Senza oggettive e valide motivazioni — prosegue Pellegrino —, buona parte delle aree del bacino risultano perimetrate come zone Sic e Zps, con tutte le limitazioni che ciò comporta alle attività economiche e che le stesse, altro esempio negativo, sono state gravate, da quest'anno, di pesanti nuovi canoni sul prodotto estratto che duplicano una tassazione per oneri di recupero ambientale già vigente e regolarmente corrisposta alla Regione. Sfugge forse - conclude il presidente - alle istituzioni ed alla politica che il comparto marmifero di Custonaci rappresenta ben l'85% della produzione isolana ed oltre il 5% di quella nazionale, che occupa circa 3000 unità oltre l'indotto con un fatturato di circa 100 milioni di euro di cui più del 90% destinato all'export».

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