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Denise, Piera Maggio scrive al Papa Nove anni dalla scomparsa: «Figlia mia dove sei?»

MAZARA DEL VALLO .  «Chiedo al nostro Papa di intervenire direttamente per favorire tutte quelle iniziative volte alla ricerca dei minori scomparsi che attendono solo una forte spinta per poter essere avviate». Lo scrive in una lettera al Papa, Piera Maggio la madre di Denise Pipitone, la bambina di quattro anni scomparsa da Mazara del vallo (Tp) l'1 settembre 2004.   «Al suo spirito - scrive ancora Maggio - di uomo magnanimo e gentile, che tanto ha a cuore i bambini, mi rivolgo per un incontro propositivo. Quando ci sono in gioco le vite dei bambini l'Ora cede il passo al Labora. Sono certa che Papa Francesco potrà capire le mie parole e la necessità di fare qualcosa».    Al momento della scomparsa la bambina giocava sul marciapiedi di casa, all'angolo tra le vie Castagnola e La Bruna, a Mazara del Vallo. Dalle indagini sul rapimento è scaturito un processo con imputata Jessica Pulizzi, 26 anni, sorellastra di Denise, che è stata assolta lo scorso giugno. Per lei i pubblici ministeri avevano chiesto una condanna a 15 anni di carcere.  È stato, invece, condannato a due anni l'ex fidanzato di Jessica Pulizzi, Gaspare Ghaleb, 28 anni, accusato di false dichiarazioni al pubblico ministero.  «Da oggi  - dice Piera Maggio - qualcosa cambia in me e nel mio modo di esprimermi pubblicamente. Sono in attesa delle motivazioni della sentenza di primo grado e sono pronta ad impugnarla. Credo che ormai non sia più necessario fornire ulteriori prove o spiegazioni. Per chi segue da anni questa vicenda non vi sono fatti poco chiari. Semmai in passato avessi potuto avere dubbi (e non ne avevo) oggi ho solo certezze. E come me tutte le persone, i cittadini perbene, che hanno la consapevolezza dei fatti avvenuti, anche se nessuno ancora lo può rendere manifesto».  La donna prosegue: «Denise dove sei, dove ti hanno portata, quando ti riabbraccerò? Queste sono le domande che da 9 lunghi anni continuo a pormi e alle quali ancora nessuno ha saputo dare una risposta. Passano gli anni ma non il dolore, per un male che continua a proliferare e a cui ancora non si è data giusta giustizia».

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