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Commercio, una ecatombe nel Nisseno

direttore provinciale di Confesercenti: «Tasse rifiuti e Imu incidono pesantemente». Moderata soddisfazione per i risultati ottenuti coi saldi

CALTANISSETTA. Commercio e ristorazione in picchiata anche nel Nisseno. Un trend negativo anche se di poco migliore rispetto a quello delle altre province siciliane. A rivelarlo è uno studio di Confesercenti riguardante il primo quadrimestre del 2013. I dati ci dicono che tra gennaio e aprile di quest’anno hanno chiuso 41 attività, di cui 12 appartenenti al settore dell’abbigliamento, 6 a quello degli alimentari, 12 in tutto gli esercizi pubblici scomparsi di cui quattro bar e otto ristoranti. Infine altro dato negativo lo registrano le concessionarie di automobili con ben 7 chiusure, uno dei dati più significativi nell’intera regione. Performance negative insomma in tutto il settore del commercio in generale mentre tengono ancora le macellerie e gli ortofrutta. Da rilevare che Caltanissetta ha fatto registrare l’unico dato positivo sugli alberghi. In quattro mesi, infatti, in provincia ne sarebbero stati aperti due nuovi.
Una crisi, quella del commercio, che sicuramente coinvolge tutto il comparto dal Nord al Sud Italia e che secondo gli esponenti delle nostre associazioni di categoria potrebbe essere combattuta alleviando la pressione fiscale che spesso non consente di «respirare» a chi vuole aprire o mantenere in vita un’attività.
«La crisi è in tutta Italia – dichiara il direttore provinciale di Confesercenti Michele Giarratano – dunque qui si tratta per lo più di resistere. È chiaro che se si cominciasse a diminuire le tasse riusciremo ad incentivare le nostre attività che spesso devono fare i conti con addizionali locali, provinciali e regionali più tributi di varia natura. L’amministrazione comunale per esempio non capisce ancora che non dovrebbe far pagare il suolo pubblico quando ci sono manifestazioni importanti di cui gli esercenti dovrebbero solo essere parte integrante. Questa è una delle prime cose che va necessariamente rivista. Poi c’è la tassa sui rifiuti, spesso esagerata rispetto alla reale produzione. Senza parlare dell’Imu: San Cataldo e Caltanissetta hanno applicato l’aliquota al massimo. Così sicuramente non aiutiamo chi vuole aprire o mantenere in vita un’attività». Dati confortanti sembrano invece arrivare dal centro storico dove, pare, sarebbero stati affittati un maggior numero di locali destinati ad attività economiche.
«Qui al centro storico – dichiara Antonio Gruttadauria, consigliere di Feder Moda e presidente del centro commerciale naturale che unisce tutti gli esercizi della piazza – ho la sensazione che ci sia una controtendenza, questa volta in positivo, rispetto a un anno fa. I prezzi dei locali sono scesi del trenta per cento e ne sono già stati affittati quattro o cinque per l’apertura di nuove attività. Non ci lamentiamo nemmeno della stagione dei saldi che ha avuto un avvio molto positivo anche se adesso c’è stato un normale calo fisiologico per via della mancanza di assortimento dovuta all’esaurimento della merce. Io comunque sto riscontrando una vera e propria rinascita del centro storico. La sera sono tantissimi i locali pieni di giovani, da piazza Grazia a via Palermo. E direi che questo maggiore sentimento di aggregazione restituisce fiducia anche ai commercianti che hanno vissuto qualche annata buia». Sicuramente un dato positivo da rilevare è che i proprietari dei locali sfitti da anni abbiano abbassato le pretese favorendo la rinascita di un commercio che ormai sembrava destinato a una lenta agonia.

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