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Alla riserva dello Zingaro è ritornato il gatto selvatico

Forse due gli esemplari, uno è stato fotografato «segno che la riserva ha un ecosistema integro»

SAN VITO. La certezza che in vent'anni dall'ultimo avvistamento il gatto selvatico vivesse ancora nella Riserva dello Zingaro non si era più avuta. L'ultima volta che un esemplare fu visto e fotografato era il finire degli anni Ottanta. Da allora sono rimaste vive solo ipotesi, perché vederlo è molto raro: si sa bene mimetizzare e vive soprattutto di notte. A distanza di poco più di vent'anni, il gatto selvatico è stato nuovamente avvistato nella Riserva dello Zingaro.
I primi a vederlo sono stati i volontari della sezione provinciale di Trapani della Lega Italiana Protezione Uccelli (Lipu) durante una battuta di controllo dell'avifauna nidificante: «L'avvistamento è avvenuto durante le ore mattutine - conferma il delegato siciliano Lipu, Nino Provenza - le dimensioni dell'animale e i caratteristici anelli concentrici sulla coda non ci hanno lasciato dubbi sull'identificazione del gatto selvatico».
A vederlo una seconda volta è stato, invece, il professor Mario Lo Valvo del laboratorio di Zoologia applicata dell'Università di Palermo che proprio nella Riserva naturale è responsabile del progetto «Life» sulla coturnice di Sicilia. La sorpresa è arrivata di notte, durante un monitoraggio dei cinghiali nella Riserva. «Eravamo in tre in macchina, con due fari da osservazione, uno a sinistra e l'altro a destra - racconta il professor Lo Valvo - mentre percorrevamo il vallone che conduce a Borgo Cusenza, ci siamo accorti del felino che si trovava su un costone a 300 metri da noi, così abbiamo potuto fotografarlo».
La testimonianza che il gatto selvatico sia tornato (o, forse, c'è sempre stato ma nessuno, dopo gli anni Ottanta e prima d'ora, lo aveva più visto) allo Zingaro sono proprio quegli scatti che immortalano il felino insospettito dai fari. «Non è detto che sia lo stesso esemplare avvistato dai volontari della Lipu - dice Lo Valvo - può darsi anche che si tratti di un altro esemplare che vive nella Riserva dove è tornata la vegetazione dopo il devastante incendio dello scorso agosto».
La presenza allo Zingaro, comunque, è davvero esclusiva per quanto riguarda l'intera Sicilia Occidentale. Così spiega ancora Lo Valvo: «Un recentissimo studio ha dimostrato che la popolazione siciliana di gatto selvatico mostra significative differenze genetiche rispetto alle popolazioni continentali e questo importante risultato accresce ulteriormente il grado di biodiversità della nostra isola. In Sicilia - puntualizza il professore - il gatto è presente con continuità lungo la dorsale che dalle Madonie giunge fino ai Peloritani e sull'Etna, dove è stato oggetto di diverse ricerche condotte dal catanese Stefano Anile, unico ricercatore siciliano che da anni dedica il suo tempo anche nello studio della biologia e dell'ecologia di questo felino».
La presenza allo Zingaro, dunque, rappresenta, al momento, la popolazione più occidentale dell'isola: «Che il gatto selvatico si trovi all'interno della Riserva, insieme a falchi e aquile, testimonia ancora una volta, nonostante gli incendi, la presenza di un ecosistema mediterraneo integro e l'importanza di quest'area nella conservazione della natura».
Ma, al di là delle abitudini notturne, come non confonderlo con un comune gatto domestico? «Questa specie selvatica è di colore variabile dal giallo chiaro al marrone con strisce o macchie nere - spiega Nino Provenza della Lipu - le regioni inferiori sono color grigio chiaro e talvolta sono marcate da macchie nere. E poi le misure sono abbastanza diverse: quello selvatico misura 36,5-80cm di lunghezza, ai quali vanno sommati altri 21-45cm di coda».
Nella Riserva dello Zingaro, dove a distanza di quasi un anno dall'incendio che lo scorso anno la devastò, la vegetazione è tornata a risplendere, il gatto selvatico trova riparo e, soprattutto, cibo: piccoli mammiferi e uccelli. Ma su questa specie rara pesa anche la minaccia dell'estinzione: «Il rischio - avverte il professor Lo Valvo - è rappresentato dal degrado degli habitat adatti alla sua sopravvivenza, ma anche dall'inquinamento genetico causato dall'ibridazione del gatto domestico. Ma si sono anche registrati casi di abbattimento illegale perché, come predatore, viene ritenuto, a torto e per tradizione, una specie nociva». E Lo Valvo aggiunge: «Attualmente poco si fa per la tutela diretta di questa rara specie in Sicilia, che meriterebbe, proprio per la sua importanza, un specifico piano d'azione per la sua salvaguardia. Iniziare a pensarci non è una cattiva idea».

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