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Non è una serie B per «vecchi»: Tedesco pronto a lasciare

Giacomo penalizzato dalle regole che limitano il numero degli over 23: «Potrei giocare, ma se non rinnovo col Trapani smetto»

TRAPANI. Dopo 507 partite tra i professionisti (per la cinquecentesima, in occasione della vittoria di Lecce per 2-1, a fine gara ha sfoderato una maglia celebrativa dove campeggiava il numero 500 su uno sfondo bianco) Giacomo Tedesco è sul punto di lasciare il calcio. Il suo contratto con il Trapani è scaduto il 30 giugno scorso e, con ogni probabilità, il rinnovo non arriverà. Ma come per altri protagonisti della storica promozione dello scorso anno, la decisione della società non è collegata a un giudizio negativo sul giocatore (che potrebbe ben figurare in serie B), ma per le regole sugli organici, severe e ingenerose con gli anziani.


«Se non sarò ancora un calciatore del Trapani, la mia carriera si può ritenere conclusa», dice Giacomo Tedesco, 37 anni, palermitano doc, giunto a Trapani due campionati fa e che ha dimostrato, ogni volta che è sceso in campo, tutto il suo indiscusso valore. «La società ha fatto la sua scelta — prosegue il centrocampista, che ha cominciato la sua carriera nel Palermo per proseguire, poi, con Salernitana, Napoli, Cosenza, Reggina, Catania e Bologna —. È normale che mi dispiaccia, perché ho contributo anche io a questa storica promozione. Ma oggi voglio essere realista. Siamo alla fine della prima decade di luglio e non ho ricevuto alcuna telefonata da parte della società. Il problema non era legato alle cifre, ma capisco comunque i dirigenti. È chiaro, però, che proseguire con i granata mi avrebbe fatto tanto piacere. Il Trapani non è mai stato in serie B ed aver contribuito a questa storica promozione è, per me, motivo di vanto — continua Tedesco —. È stato davvero bellissimo. È normale che tutti quanti ci aspettassimo le riconferme, ma, ripeto, la società deve fare le sue scelte. Io a Trapani ho vissuto due anni importanti, due campionati di altissimo livello. Il primo sappiamo tutti come è andato a finire; nel secondo abbiamo scritto la storia».


La sua carriera da calciatore, pertanto, è giunta al capolinea. «Se avessi continuato lo avrei fatto soltanto con il Trapani o al massimo eventualmente con il Palermo — prosegue Giacomo Tedesco —. Spostarmi io con tutta la mia famiglia e con la bambina nata appena quindici giorni fa è una cosa che neanche prendo in considerazione. Se la telefonata arriverà, bene. Altrimenti vorrà dire che smetto e gestirò, in prima persona, la mia scuola calcio, lo Sport Village Tommaso Natale». Trapani è molto legata alla famiglia Tedesco. Quasi vent’anni fa, a sfiorare la promozione in serie B pensò il fratello Salvatore, ma il suo sogno e quello della città si fermò a Gualdo Tadino. Ora, invece, Giacomo c’è riuscito. «E non soltanto un anno — continua —, ma l’ho battuto in tutte e due le stagioni in cui ho giocato con il Trapani dato che due anni fa noi ci siamo fermati in finale e lui, invece, in semifinale». Poi apre l’album dei ricordi. «La ricordo bene quella squadra (riferendosi alla formazione guidata da Ignazio Arcoleo, nel ’94-95), perché la seguivo. C’erano davvero tanti giocatori forti, che poi hanno fatto benissimo. Un po’ come il Trapani dello scorso anno. Una squadra sconosciuta che ha sfiorato l'impresa, la conquista della serie B. Quest’anno, invece — conclude Giacomo Tedesco — è stato effettuato qualche innesto fondamentale, importante, ed il traguardo grande è stato centrato».

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