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Mangia del tonno rosso «avariato»,un pescivendolo finisce all’ospedale a Trapani

L’uomo è stato ricoverato in cardiologia. I medici: «Aveva tachicardia e difficoltà di respirazione»

TRAPANI. Un caso di intossicazione da tonno rosso ha fatto scattare l’allarme in città. A farne le spese, un pescivendolo, soggetto cardipatico, che è stato ricoverato, con riserva sulla vita, al «Sant’Antonio Abate» la cui «colpa» è stata quella di aver mangiato, assieme alla moglie e ai suoi due figli, il prodotto ittico senza rendersi conto che era avariato. Dopo aver ricevuto una prima assistenza sanitaria nell’area di emergenza del nosocomio trapanese, l’uomo è stato ricoverato nel reparto di cardiologia. Quando è giunto al pronto soccorso del «Sant’Antonio Abate», avvertiva difficoltà di respirazione, tachicardia, nausea e vomito. Sintomi di intossicazione, ma in forma lieve, anche per la moglie e per i due figli del malcapitato che dopo aver ricevuto le cure del caso sono stati subito dimessi.
A causare il malessere - spiegano i medici -è la cattiva conservazione del tonno che determina una grossa quantità di istamina che causa la cosiddetta sindrome sgombroide, ossia un vero e proprio avvelenamento. Ma ci potrebbe essere anche una seconda causa: la presenza di larve di «anisakis» che producono una reazione allergica. Essendo la vittima dell’intossicazione un pescivendolo, il caso ha suscitato non poca apprensione. Il sospetto, infatti, è che sia stata immessa in commercio una partita di tonno rosso avariato, finito sulla tavola di altri ignari consumatori che ora, pertanto, rischiano grosso. In questa direzione sono già scattati i controlli nei punti di vendita per scongiurare che altre vite possano essere messe in pericolo.
In passato simili casi si erano già verificati a Marsala e a Petrosino e di recente anche nel Palermitano, dove in ospedale era finita anche una intera famiglia dopo aver mangiato tonno rosso. I medici dell’Asp consigliano agli acquirenti di controllare sempre l’etichettatura dei prodotti ittici e di diffidare di venditori sprovvisti dei benchè minimi requisiti di natura igienico-sanitaria.

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