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Uccise la moglie a Trapani, la figlia rivela: voleva strangolarmi

Simona Savalli racconta di quando il padre Salvatore, imputato assieme all'amante Giovanna Purpura dell'uccisione della moglie Maria Anastasi, ha tentato di uccidere anche lei. La ragazza, infatti, aveva scoperto la sua relazione extra coniugale. «Avevo perso i sensi e se mia madre non mi avesse rianimato sarei morta», ha riferito Simona alla Corte di Assise

TRAPANI. «Una volta mi ha preso per il collo e ha tentato di strangolarmi». Simona Savalli, 17 anni, figlia di Salvatore Savalli - imputato (assieme all'amante Giovanna Purpura) dell'uccisione della moglie Maria Anastasi di 39 anni, assassinata lo scorso 4 luglio nelle campagne di Trapani - ha accusato il padre di tentato omicidio nei suoi confronti, deponendo in Corte di Assise. La ragazza non lo ha mai chiamato papà, bensì «signor Savalli». «Avevo perso i sensi e se mia madre non mi avesse rianimato sarei morta», ha riferito ancora la ragazza alla Corte. Poi ha raccontato di un episodio legato alla scoperta della relazione tra i due amanti. «Ho letto un sms sul suo telefono (di Salvatore Savalli, ndr) inviato dalla signora Purpura in cui diceva "sei mio, ti amo tantissimo". Ho chiesto spiegazioni alla Purpura e lei ha detto prima di essersi sbagliata, poi mi ha rivelato di avere una relazione con lui. Ho chiesto conferma a lui (il padre, ndr) e il signor Savalli ha preso un coltello e me lo ha puntato al collo dicendomi "se parli ti ammazzo". La teste ha pure raccontato di percosse inflitte da Salvatore Savalli a tutti i componenti il nucleo familiare: «Tra quelle mura - ha detto - la mia vita e quella dei miei fratelli era un vero inferno. Eravamo sequestrati in casa».

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